Il vescovo di Ravenna: “Fiducia nei vaccini, chi nega l’evidenza lo fa solo perchè soffre”

Un invito diretto alla vaccinazione anche a chi ancora è dubbioso della scienza, a quella «piccola minoranza chiusa nei propri ragionamenti ormai cristallizzati». L’arcivescovo di Ravenna e Cervia Lorenzo Ghizzoni invita al dialogo con quelle «persone, fratelli e sorelle, che devono vedere dai nostri atti e sentire dal nostro calore, che vogliamo più bene a loro che ai loro ragionamenti e nonostante quelli, che non vogliamo espellerli dal villaggio come i lebbrosi del tempo di Gesù». Un discorso di augurio per Natale tutto incentrato sulla pandemia e sui vaccini a favore dei quali Ghizzoni si esprime pubblicamente, soffermandosi a lungo su coloro che il vaccino non lo vogliono fare e chiedendosi «come aiutare questi fratelli e sorelle, senza fomentare il conflitto?».

«L’anno scorso per lunghi mesi siamo stati coinvolti dalla preoccupazione per la diffusione del virus e siamo stati chiusi nelle nostre case, così in parte quest’anno. La sofferenza fisica e soprattutto psicologica, le restrizioni nel lavoro o nella scuola, la diminuzione delle relazioni e degli incontri, hanno rafforzato in alcuni l’abbattimento e il senso di sconfitta per un virus che non si riesce a debellare, in altri la rabbia e l’accusa o la protesta contro il “potere” politico, scientifico, economico, dell’informazione… che non cercherebbero il bene comune, ma solo il loro interesse, il dominio della società e delle coscienze, limitando la libertà dei cittadini. Vere e false notizie hanno alimentato l’uno e l’altro atteggiamento» sottolinea l’arcivescovo.

«Ragionevolezza, buon senso, attenzione alla realtà più che alle interpretazioni suggestive di personaggi vari, spesso poco qualificati, sono prevalsi nella maggioranza dei nostri concittadini, anche tra i fedeli, ma è rimasta una piccola minoranza chiusa nei propri ragionamenti ormai cristallizzati. Come aiutare questi fratelli e sorelle, senza fomentare il conflitto, anche nella comunità cristiana?». Ascolto dunque, innanzitutto, afferma l’arcivescovo che sottolinea: «Quando uno arriva a negare la realtà più evidente, come rimedio estremo, deve avere una sofferenza interiore molto forte». E dialogo: «In un clima di fiducia e di rispetto per la stima che l’altro comunque merita» si supera «incertezza e di rischio» affrontandolo «con l’aiuto delle persone più vicine e dei mezzi a disposizione, anche se non perfetti o risolutivi, come i vaccini». Sono persone, sono fratelli e sorelle, che devono vedere dai nostri atti e sentire dal nostro calore, che vogliamo più bene a loro che ai loro ragionamenti e nonostante quelli, che non vogliamo espellerli dal villaggio come i lebbrosi del tempo di Gesù, ma toccarli e invocare dal Padre il dono della fiducia che, anche nelle più drammatiche situazioni, è la via che salva», conclude monsignor Ghizzoni.

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