Il Trecento Riminese in mostra a settembre

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Giusto quattro anni fa, nel 2017, Giovanni da Rimini fu protagonista di una grande mostra alla prestigiosa National Gallery di Londra; punto di partenza, l’arrivo di un’importante tavola del pittore riminese che operò nella prima metà del XIV secolo: Scene dalla vita della Vergine e di altri santi, acquisita dagli inglesi nel 2015 grazie alla donazione del ricco mecenate Ronald Lauder, figlio della più nota Estée Lauder della omonima azienda cosmetica.

Ma chi era Giovanni?

«Il più antico e il più nobile tra gli artisti della scuola fiorita nella città romagnola in seguito al passaggio di Giotto» secondo lo studioso Daniele Benati, che oggi insieme ad Alessandro Giovanardi cura una mostra a lui dedicata proprio a Rimini.

La mostra riminese

Al centro dell’esposizione – stavolta – il ritorno in città, dopo 85 anni, del Crocifisso di Mercatello che sarà esposto dal 18 settembre al 7 novembre a Palazzo Buonadrata. La maestosa e antica croce, dipinta da Giovanni nel 1309, proviene dalla chiesa di San Francesco a Mercatello sul Metauro. Si tratta dell’unica opera datata e firmata dal maestro protagonista della gloriosa Scuola Riminese del Trecento, reduce dal restauro che l’ha riguardata in questi mesi.


La mostra si intitola L’oro di Giovanni. Il restauro della Croce di Mercatello e il Trecento Riminese ed è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose Marvelli e da Soroptimist Rimini.

Accanto alla croce saranno presenti altre opere di Giovanni.

Suo il “Giudizio universale”

Non bisogna dimenticare che alla felice mano di Giovanni è da attribuire anche il maestoso affresco ora visibile nella grande Sala dell’Arengo, all’interno dei restaurati edifici medievali che ospitano il Part, in dialogo con opere d’arte contemporanea. Il Giudizio è il più vasto e monumentale frammento di affresco della pittura riminese del XIV secolo. Riscoperto in seguito al terremoto del 1916, fu realizzato per la chiesa cittadina di San Giovanni Evangelista, probabilmente intorno al 1318. Un dipinto che appartiene dunque al periodo maturo dell’artista.

Non solo Giovanni

Ma l’esposizione sarà occasione per uno sguardo ravvicinato sulla produzione riminese, divisa tra le innovazioni giottesche e le elaborazioni bizantine. «Dal punto di vista linguistico e filosofico, simbolico e teologico – dice a proposito Giovanardi – Giovanni e gli altri pittori riminesi sono figli della pittura bizantina del XIII e XIV secolo e appartengono alla koyné adriatica, al comune lessico di immagini e simboli che si parla tra le due sponde dell’Adriatico, tra Rimini, Venezia, i Balcani e Costantinopoli».

A completare l’esposizione ci saranno dunque le opere della Fondazione ospitate al locale Museo Tonini, oltre ad alcuni prestiti esteri.

Gli acquisti

Negli anni, la Fondazione ha meritoriamente acquisito sul mercato il polittico dell’ Incoronazione della Vergine di Giuliano da Rimini, imponente dipinto (è la più grande opera riminese su tavola superstite) proveniente dalla residenza del Duca di Norfolk, acquistata nel ’96 da Christie’s a Londra per 540mila sterline; una Testa di Cristo, frammento di croce dipinta dello stesso Giuliano, acquistato dall’antiquario Sarti di Parigi; e parte del dossale delle Storie di Cristo di Giovanni Baronzio, comprato nel 2006 e proveniente dalla collezione dei conti Marzotto di Valdagno: assieme al suo gemello di Palazzo Barberini, a Roma, formava in antico il dossale di un altare del convento di Santa Croce a Villa Verucchio.

I capolavori del museo

Fra i capolavori trecenteschi visibili al Museo della Città, vanno poi citati il polittico con Crocifissione e i santi Damiano, Cosma, Caterina e Barbara e il primo Crocifisso sempre di Giovanni da Rimini ma antecedente (1300- 1305), che sarà così possibile comparare con le altre due versioni successive in arrivo, quella restaurata di Mercatello sul Metauro (che si differenzia dallo sfondo dorato della croce, anziché scuro) e quella proveniente dalla chiesa di San Lorenzo a Talamello, anch’essa presente in mostra.

Ingresso gratuito

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