Il trasformista Fregoli al Politeama di Rimini, 100 anni fa

RIMINI. Meraviglioso, straordinario, strepitoso, impareggiabile, geniale… Sono solo alcuni dei tanti aggettivi spulciati dalle cronache dei giornali riminesi che parlano di Leopoldo Fregoli (1867-1936), il più grande “trasformista” del secolo. Il coro di ovazioni è unanime. Tutta la stampa è d’accordo nel ritenere «trionfali» le rappresentazioni che l’eclettico artista tiene al Politeama Riminese dal 16 al 26 agosto 1913. «Grande pubblico, grande entusiasmo, grandissimi incassi», sintetizza telegraficamente Il Gazzettino Azzurro il 24 agosto nel commentare le tre ore di spettacolo. Dieci serate, dieci pienoni. Platea, barcacce e galleria sempre stracolme. Più di ventimila i biglietti venduti. Un record! Che segna degnamente la prima stagione del Politeama Riminese.
Rimini si reca ad ammirarlo
Il teatro, inaugurato il 21 giugno 1913, è capace di ospitare qualsiasi genere di spettacolo, dalla lirica all’operetta, dalla prosa al varietà. Molto adatto anche per le rappresentazioni cinematografiche. Costruito in via Gambalunga su progetto del geometra Alessandro Perilli, questa struttura polivalente, elegante e funzionale, riesce ad accogliere circa 2000 persone; terrà aperti i battenti per trent’anni regalando alla popolazione spassosi momenti di svago. Sarà anche sede di manifestazioni politiche e patriottiche, di concerti e di riuscitissimi veglioni; ma soprattutto sarà il tempio dell’operetta e della rivista. E a proposito di rivista, torniamo alle performance di Fregoli. A detta de L’Ausa del 30 agosto 1913 le sue ideazioni sceniche «sono state per la nostra città un vero avvenimento del quale si conserverà a lungo il ricordo. Tutta Rimini si è recata ad ammirare il multiforme artista che con la sua arte originale ha meravigliato il mondo».
L’ideatore del trasformismo
Ideatore del “trasformismo”, una espressione teatrale nuova, ricca di colpi di scena, Fregoli si esibisce in divertenti sketch nei quali interpreta tutte le parti mutando di volta in volta personalità insieme con abito e parrucca. Piccolo di statura, l’artista ha un sorriso tra il bonario e l’ironico, due occhi svegli che parlano, una faccia molto mobile che assume impensabili smorfie con un semplice aggrottare di ciglia. Spigliato, fantasioso, dotato di incredibili energie fisiche si trasforma in un batter d’occhio da uomo in donna, da vecchio in giovane; esce da una porta vestito da panciuto curato di campagna e appare da un’altra nell’uniforme di uno snello capitano di cavalleria; attraversa di corsa il palcoscenico per ricomparire, subito dopo, nella buca del suggeritore; gli basta voltare le spalle al pubblico e rigirarsi perché le aggraziate fattezze della ballerina assumano la grinta del guappo.

È scatenato, provocatorio, aggressivo; ma anche dolce, delicato sensuale. Ha la voce portentosa, capace di emettere qualsiasi tonalità. La battuta, la smorfia e le parole sono garbate e corrette; il senso caricaturale è ironico, talvolta grottesco, ma sempre elegante e signorile. Le sue esilaranti apparizioni si elevano ai livelli della grande arte scenica. Un groviglio di sorprese portato avanti da solo, anche se aiutato dietro le quinte da una équipe efficiente e ben addestrata: sei persone, ciascuna con un proprio compito, che in una frenetica corsa con il tempo consentono all’attore di entrare nei panni dei suoi innumerevoli personaggi.
Il suo estro conquista i teatri
Tutti i teatri hanno acclamato Fregoli. La sua versatilità e il suo estro creativo hanno conquistato molti paesi d’Europa e d’America. Anche il cinema si è interessato del «trasformismo fregoliano» producendo una serie di cortometraggi, ma il successo vero l’attore lo ha ottenuto e continua a riceverlo sul palcoscenico, con la immediatezza del suo fresco, imprevedibile e sempre nuovo repertorio.

Fregoli a Rimini era già venuto all’inizio della carriera, poco più che ventenne. Quei pochi che lo avevano applaudito serbavano un ricordo piacevole delle sue macchiette. Chi pensava di trovarlo invecchiato, appesantito o giù di tono, si è dovuto ricredere. A 46 anni l’artista continua a stupire mantenendo il dinamismo, la vivacità e il carisma di un tempo. «Come la salamandra ha la virtù di resistere all’effetto del fuoco – scrive il Corriere riminese il 20 agosto 1913 – così Fregoli sembra ringiovanisca alla luce distruttrice della ribalta».
Fregoli: un nome nel varietà italiano, un maestro di un genere di spettacolo tante volte imitato, mai eguagliato.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui