Il sole del Salento e i profumi del mare nei vini di Cantele

Era bastato loro uno sguardo all’assolato Salento, alle sue distese di oliveti e querce centenarie, ai suoi colori sgargianti che sembrano essere stati dipinti, per far scattare l’amore. Quel giorno Giovanni Battista Cantele e la moglie Teresa Manara, commercianti di vini di Imola, si trovavano nella punta Sud della Puglia per lavoro, ma in realtà, probabilmente senza nemmeno rendersene ancora conto, stavano scrivendo un nuovo capitolo della loro vita insieme. È così che all’inizio degli anni ’50 la famiglia Cantele lascia l’Emilia-Romagna per trasferirsi nel Salento, la terra che li aveva irresistibilmente conquistati e regno incontrastato di vini come Negroamaro, Primitivo, Malvasia Bianca e Susumaniello.

Nel 1979, appena conseguito il diploma in enologia a Conegliano Veneto, il figlio Augusto compra i primi vigneti a Guagnano, piccolo comune in provincia di Lecce, dove fonda l’azienda con il fratello Domenico, dando così inizio a un’appassionante storia di imprenditoria di famiglia. «Dagli anni del dopoguerra e della rinascita del Paese – racconta Augusto –, tessiamo un’intensa storia d’amore che affonda le radici nel Sud e che intreccia la memoria del passato all’intuizione di rendere il Salento il centro di una nuova esistenza». Nel 2001 la guida passa alla terza generazione: Gianni e Paolo, figli di Augusto, e Umberto e Luisa, figli di Domenico, che portano avanti tutti insieme il sogno e l’intuizione lungimirante dei loro padri e dei loro nonni. A loro si deve la nuova cantina che viene costruita nel 2003, riprendendo i criteri architettonici tipici delle antiche masserie pugliesi. Solo per citare alcuni numeri, l’azienda vinicola Cantele oggi è una realtà da 200 ettari (di cui 50 di proprietà e 150 in conduzione), che produce 1,5 milioni di bottiglie all’anno vendute per il trenta per cento in Italia e per il restante settanta all’estero.

I vigneti

«I terreni presentano una straordinaria fertilità naturale, in quanto originati da calcareniti argillose del Salento risalenti al quaternario superiore – spiegano i quattro cugini –. Sono profondi, di medio-alta permeabilità, mediamente calcarei, a pH sub alcalino. L’esposizione prevalente segue l’origine Nord-Sud di Tramontana e Scirocco, i venti dominanti. I filari intercettano la giusta radiazione solare su entrambe le pareti, promuovendo una maturazione ottimale delle uve». I vitigni coltivati sono soprattutto quelli locali: quindi Negroamaro, Primitivo, Susumaniello, Verdeca e Malvasia Bianca, ma anche internazionali come lo Chardonnay. Dal 2004 è stato poi avviato un programma di gestione agronomica dei vigneti sotto la direzione di Cataldo Ferrari, appassionato agronomo salentino, con il preciso obiettivo di ottenere produzioni di qualità superiore, minimizzando l’impatto sull’ambiente e la presenza di residui fitosanitari nel vino. «Il monitoraggio dei parametri delle condizioni ambientali e del terreno è continuo e costante – intervengono i Cantele –. I dati ottenuti vengono utilizzati in modelli previsionali per la determinazione delle opportune strategie; ogni sforzo è mirato alla prevenzione dell’insorgenza delle principali avversità della vite e al loro contrasto attraverso l’utilizzo preferenziale di mezzi agronomici, fisici, biologici e biotecnologici».

La ricerca

Sempre dal 2004 Cantele è diventato partner del progetto “NEWine” insieme al dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Foggia e al Centro Basile Caramia di ricerca sperimentazione e formazione in agricoltura. «L’obiettivo – spiegano – è il miglioramento delle produzioni su standard di eccellenza, valorizzando il genius loci, l’insieme di fattori legati all’ambiente, alle tradizioni, alle pratiche di campo e alla cantina che danno origine ad un prodotto le cui caratteristiche sono esclusive». Gli studi sono incentrati in particolare sulla riduzione del rischio da micotossine, sull’isolamento e riproduzione di ceppi di lievito autoctono da uve Negroamaro e, più recentemente, sulle deviazioni organolettiche dovute a lieviti della specie Brettanomyces.

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