«Unici in Europa senza l’Iva, basta temporeggiare». A lanciare una riflessione sulle maggiori criticità che assillano San Marino è Enzo Merlini, segretario generale della Csdl (confederazione sammarinese del lavoro).
Segretario Merlini, tra gli scogli da affrontare resta la riforma delle imposte dirette.
«Verrà rinviato alla prossima legislatura, come dichiarato dal Governo. Per noi resta un intervento necessario, sia per stanare le ampie sacche di elusione ed evasione fiscale che per riequilibrare le imposte sulle persone fisiche. La legge prevede l’adeguamento alla tendenza inflativa degli scaglioni su cui si applicano le aliquote. Non è stato fatto e quindi lavoratori e pensionati stanno pagando sempre più tasse in rapporto al loro reddito reale. D’altra parte, questo meccanismo favorirebbe i redditi più alti, in proporzione, quando invece l’inflazione colpisce in misura maggiore quelli più bassi. Continueremo il pressing sul Governo affinché in questo scorcio di legislatura vengano adottati interventi concreti in materia di politica dei redditi, di carattere fiscale e di altra natura».
Tasto dolente: il passaggio dalla monofase all’Iva.
«Non lo riteniamo un tasto dolente ma un passaggio necessario. Siamo l’unico Paese europeo a non avere l’Iva; il timore che penalizzerebbe le piccole imprese mi pare una scusa per sostenere lo status quo. Tutti gli Stati hanno, chi più chi meno, un tessuto economico con queste caratteristiche. L’Italia ne è un esempio evidente. Occorrerà valutarne gli effetti sui prezzi di beni e servizi, tarando le aliquote rispetto alla situazione esistente. Non credo sia impossibile aggiornare gli accordi con l’Italia relativi al differenziale massimo di aliquote, visto che sono basati sulla monofase e non sull’Iva. Il punto è che il confronto con il sindacato non è mai partito».
Capitolo cartolarizzazione degli Npl.
«Non abbiamo alcuna informazione sul suo stato di attuazione. Mi baso pertanto sui report del Fondo monetario internazionale e dell’agenzia Fitch, dai quali emerge la possibilità che lo Stato intervenga nuovamente per sostenere il sistema bancario. Deduco che l’effettivo realizzo dalla vendita dei beni o titoli sottostanti agli Npl potrebbe essere ben lontano dal valore attribuito a bilancio dalle banche, nonostante le svalutazioni. Qualora lo Stato coprisse le perdite, anche solo in parte, sarebbe l’ennesimo trasferimento sulle spalle dei contribuenti degli effetti derivanti da una evidente mala gestione. Per il solo crac di Banca Cis sono in corso i procedimenti penali: finora nessuno è stato chiamato a risponderne. Abbiamo protestato più volte anche per il fatto che non si conosce chi ha preso i soldi senza restituirli. Mi auguro che tutti i cittadini si ribellino a questa giustizia negata».
Come rifinanziare il debito estero?
«La decisione di intraprendere la strada del debito estero senza consultarsi con cittadini e parti sociali dimostra che il concetto di democrazia di questa classe politica è poter fare ciò che vuole, una volta votata. Si è trattato di una scelta epocale, che avrebbe richiesto un ampio livello di approfondimento e condivisione: mi preoccupano gli effetti a lungo termine. In una recente trasmissione, il professor Roberto Lampa ha affermato che i Paesi che hanno contratto debiti rilevanti con investitori esteri per finanziare spese interne (nel nostro caso i buchi delle banche) sono finiti malissimo. Spero che San Marino farà eccezione ma non ho alcun dubbio che da qui al gennaio 2027 occorrerà fare di tutto per trasferire all’interno tutto o buona parte di quel debito. In caso contrario i cosiddetti mercati continueranno a strozzarci, in termini di interessi da pagare, oltre che di incertezza per famiglie ed imprese. San Marino è un Paese ricco ed ha le risorse per poter sostenere questo debito: è una questione di volontà. Rischiamo che il ripetersi di Governi autoreferenziali faccia fare una brutta fine al Paese. La Csdl non si rassegna a questo scenario».