A volte ritornano, anche i castori. In Valtiberina, l’Alta Valle del Tevere che si dispiega tra Toscana, Umbria e Romagna, il roditore più grande d’Europa mancava dal 1500 e ora ci sono segni inequivocabili del suo ritorno. C’era stato un primo avvistamento di castori circa un anno fa nell’area di Sansepolcro. E ora arriva l’ulteriore conferma della stabilizzazione nella provincia aretina, lungo il fiume Tevere, di nuclei dell’animale, intercettati con le fototrappole. A individuare i castori sono stati i tecnici del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, impegnati nell’attività di monitoraggio dei corsi d’acqua per la prevenzione del rischio idraulico.
ll castoro europeo è un mammifero semiacquatico ormai quasi scomparso in Europa, a causa di una caccia indiscriminata soprattutto per via della sua pelliccia ed è inserito tra le specie protette indicate dalla Direttiva comunitaria Habitat.
«Questo animale – spiega il direttore generale dell’Anbi, l’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, Massimo Gargano – viene considerato dagli esperti un ‘ingegnere ecosistemico’, perché può modificare sensibilmente l’ambiente, in cui vive». E in linea con le nuove sensibilità presenti nei Consorzi di bonifica, in Valtiberina si è ora alla ricerca di una pacifica convivenza con i nuovi ospiti, per mantenere un giusto equilibrio tra sicurezza idraulica e conservazione della biodiversità.
«È una scommessa che giochiamo tutti i giorni, riassunta nell’accezione di manutenzione gentile: riuscire a coniugare le esigenze della sicurezza idrogeologica con la salvaguardia dell’habitat, a iniziare dal rispetto dei periodi riproduttivi per la fauna locale – sottolinea il presidente dell’Anbi Francesco Vincenzi -. Altrettanto determinato è, però, – specifica – il nostro impegno nel contrastare le specie invasive, che proprio in Toscana stanno registrando una preoccupante propagazione».
Serena Stefani, presidente del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, spiega come sia importante, in presenza di animali come i castori, che interagiscono in modo tanto importante con l’habitat fluviale, controllare in modo scrupoloso e costante il territorio. Con sopralluoghi mirati, vanno monitorate le eventuali criticità idrauliche, che possono essere amplificate dalle abitudini di vita del vorace roditore. «Proprio grazie a questa attività – illustra Enrico Righeschi, referente della Unità idrografica omogenea Valtiberina – sono state individuate le piante più pesantemente danneggiate, che provvederemo a rimuovere per evitare eventuali conseguenze sia per il regolare scorrimento delle acque, sia per l’integrità delle opere». Le prove concrete di pacifica convivenza nell’Alta Valle del Tevere sono già iniziate.