Il rapporto fra malessere, sfiducia, intolleranza

Non è vero che è il malessere delle persone e dei popoli a produrre sfiducia, intolleranza, rabbia. Non è neppure vero che il malessere stesso sia figlio, solo, dei disservizi, reali o percepiti, dell’insicurezza, reale o percepita. Non è detto, non è sempre così, non è solo questo. In Finlandia, il partito alleato di Salvini, destra populista estrema, ha preso il 17%, come l’Afd tedesca, un punto in meno del primo partito, quello socialdemocratico.
La Finlandia è uno dei paesi più ricchi e meglio governati al mondo. Fenomeni migratori residuali. Eppure il partito della rabbia e della sfiducia è vicino ad essere il primo partito. Qual è l’indicatore più forte, in una società avanzata, per comprendere il livello di fiducia di una popolazione?

La capacità di mettere al mondo dei figli. L’Italia ha una gravissima crisi della natalità. Si calcola che scenderemo a circa 35 milioni di abitanti entro i prossimi 50 anni.
Le donne non lavorano, si dice, non ci sono adeguati sostegni alle famiglie, bassi stipendi, disoccupazione, occupazione non sicura, insicurezza. Tutto vero, ma non basta per comprendere tutto.
L’Onu considera la Finlandia, lo scrive Giulio Meotti sul Foglio, il Paese più stabile e più sicuro al mondo. Il Paese meglio governato, più socialmente giusto, con il più alto livello al mondo di libertà personali. Il Paese dove i figli si sentono più sicuri, dove i ragazzi leggono di più. Il Paese più alfabetizzato al mondo. Il miglior Paese dove far nascere dei figli.
Ma in Finlandia non si nasce più!
La Finlandia, con il Giappone e la Corea del Sud, nazioni ricche ed avanzate, sono i Paesi che hanno avuto l’aumento maggiore di vecchi. In Finlandia, entro il 2070, un terzo della popolazione avrà più di 65 anni. In Giappone sono 126 milioni, fra poco più di 30 anni saranno 80 milioni. Il 40% oltre i 65 anni. L’Italia e la Germania sono nella stessa traiettoria. Sono i Paesi europei che avranno la più alta percentuale di vecchi. Eppure, l’Italia è considerata fra i Paesi europei meno virtuosi e la Germania, al contrario, il più virtuoso. Eppure condividono gli stessi mali. Vecchiaia ed intolleranza. L’Italia di più.
Cosa significa tutto questo? Difficile, molto, dare risposte compiute. Però, intanto, si può dire che questi dati fanno giustizia su molti luoghi comuni, sul rapporto fra malessere e sfiducia verso il futuro. Sul rapporto fra malessere e rabbia ed odio ed intolleranza. Perché la rabbia e l’odio non sempre arrivano dopo il malessere. Spesso lo generano. Lo creano. Lo alimentano. Lo coltivano. E con esso la sfiducia.
Non è solo un problema di pancia. Di pancia vuota. C’è anche quella, certo. Ma c’è anche un vuoto che cresce nella testa e spesso nel cuore delle persone. Stanchezza? Disillusione? Perdita di senso delle cose?
E quel vuoto si riempie d’altro. Di qualcosa che non c’era, che non conoscevamo. Ne è attraversata tutta la civiltà occidentale. E non solo. Un terzo delle popolazioni dei Paesi occidentali votano, in media, partiti populisti, in Italia il doppio. Perché? Con cosa riempiamo il vuoto che abbiamo dentro? Con l’intolleranza. Con la convinzione che tutto quello che ci succede e che non ci piace, dipenda dagli altri. Dallo stato, dalla politica, dalla religione che non è la nostra, dalle élite privilegiate, dalle banche, dallo straniero, dal nero che viene da lontano, dal vicino di casa. Vediamo nemici ovunque.
Siamo in fuga dalla realtà. È già successo. Negli anni 20 in Italia, negli anni 30 in Germania. Sembra che più ci allontaniamo dalle catastrofi della nostra storia, più non ci accorgiamo di quelle che incombono. I ricordi di quando stavamo peggio si diradano. Ci dimentichiamo di quando e come abbiamo saputo reagire al peggio e ci ritornano dentro i vizi che l’avevano generato.
Dobbiamo provare a reagire prima. Dobbiamo cercare di reagire a noi stessi. Un sussulto di responsabilità. Difficile, ma indispensabile. E dipende da noi, non dagli altri.
(*) già Parlamentare

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