Il promontorio di Gabicce ritratto dai pittori romagnoli

Cultura

Il promontorio di Gabicce, frontiera del Parco Naturale del Monte San Bartolo, l’area naturale protetta che si estende fino a Pesaro, interrompe la sequenza lineare della riviera romagnola segnando il confine della Romagna con le Marche. Unica quinta montuosa del piatto panorama della spiaggia, figura in molta della produzione paesaggistica di artisti turisti o di passaggio che lo ritraggono in questa funzione come Amleto Montevecchi (Imola 1878 - Lugo di Romagna 1964). Si devono a Marilena Pasquali gran parte delle notizie sulla vita e sull’arte di questo irrequieto pittore pubblicate sulla monografia a lui dedicata da Franco Solmi nel 1982, edita da “Il Nuovo Laboratorio” di Bologna. Dalla prima metà degli anni ’30 è un frequentatore abituale di Riccione dove esegue i due ritratti di Clementina Zugno, moglie del bolognese Federico Franceschi proprietario della villa oggi sede della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea che li conserva. Durante le sue permanenze nella Perla Verde dipinge aspetti di vita balneare, aurore colorate e romantici chiari di luna sul mare come “Il canto del capinero (l’ora dell’usignolo)” del 1940 dove il promontorio lontano è il fondale evanescente della scena.


Molto simile per l’impianto dell’immagine, la tavola del 1948 di Maceo Casadei (Forlì 1899-1992), con la spiaggia in prossimità del porto riccionese, accecante per l’intensa luce bianca che la pervade in un’atmosfera incantata, molto “francese”. Affezionato a Riccione tanto da donare nel 1975 una serie di 10 acquerelli e due splendidi olii al Comune, oggi esposti nella Gamc di Villa Franceschi, Casadei partecipa ai premi di pittura organizzati a partire dal 1947 così come Alberto Negroni (Medicina 1889 – Bologna 1970), pittore di paesaggi e nature morte che si rifanno alla tradizione post-macchiaiola bolognese, esposti nella Galleria d’Arte Moderna di Bologna e in quella di Casalecchio di Reno. Premiato alla mostra nazionale “Marine d’Italia” del 1949, nel palazzo del Turismo di Riccione, all’inizio degli anni ’40 dipinge il piccolo olio con la vela che funge da sipario sollevato sulla visione del porto e del promontorio di Gabicce. Enzo, Morelli (Bagnacavallo 1896-Bogliaco del Garda 1976) esordisce alla I Mostra del Novecento Italiano nel 1926 per partecipare poi alle maggiori rassegne nazionali, Biennali di Venezia del 1928, 1936,1942 e Quadriennali di Roma. Dal 1926 al 1931 è impegnato come freschista ad Assisi dove abita fino al 1931 quando si trasferisce a Milano.

Nello stesso periodo frequenta la riviera romagnola per dipingere “dal vero” il mare e la spiaggia. Nel 1977 e nel 1986, la vedova dell’artista dona oltre 2000 opere del marito al Museo Civico della Cappuccine di Bagnacavallo, tra le quali molte riguardano Riccione, Cattolica e Gabicce. Fortunato Teodorani (Cesena 1888-1960) dal 1926 al 1942 è in zona per commissioni in alcune chiese a Cattolica, in numerosi paesi della vallata del Conca, del Marecchia e a Rimini. Sul catalogo della mostra curata da Annamaria Bernucci e Orlando Piraccini a lui dedicata alla Galleria Comunale Santa Croce di Cattolica del dicembre del 1998 edito da La Pieve di Villa Verucchio, lo storico dell’arte cesenate scrive a proposito delle tavolette, “impressioni dal vero”, dipinte da Teodorani in quegli anni. Tra queste la suggestiva “Cattolica dal vero” del ’39 nella quale il promontorio marchigiano emerge in lontananza fra un cielo e un mare color vaniglia.

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