Il porto di Ravenna progetta la grande area per lo sviluppo

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Diverse società italiane e straniere stanno iniziando a manifestare il loro interesse per accaparrarsi un pezzo delle nuove aree logistiche. Questo sta avvenendo perché il “progettone” che darà slancio al porto di Ravenna, andando così ad ampliare e consolidare il suo ruolo di leadership nell’Alto Adriatico, in compagnia di Trieste, non è solo l’approfondimento dei canali e il rifacimento delle banchine. Certo i primi due obiettivi sono la “conditio sine qua non”, ma lo sviluppo dell’area portuale passa anche da oltre duecento ettari di aree che l’Autorità portuale ha incamerato in conseguenza del progetto Hub. Si tratta di terreni che, per le loro caratteristiche, rappresentano un unicum nel panorama portuale nazionale, perché vere e proprie «aree multimodali», come le definisce il direttore operativo di Ap Mario Petrosino, dotate di ferrovia, strada e acqua e che, soprattutto, sono completamente fuori dalla città. La maggior parte dei porti italiani sono infatti “schiacciati” dai limitrofi centri urbani, mentre il distretto ravennate, esteso su una superficie di 1.600 ettari, gode di un’autonomia invidiabile, per non parlare del fatto che è inserito all’interno di due dei quattro corridoi europei del traffico merci, quello Baltico e quello del Mediterraneo.

Ecco allora che in un contesto nel quale nei prossimi quattro anni, tra investimenti pubblici e privati, arriveranno sulle sponde dal Candiano qualcosa come 900 milioni di euro, avere a disposizione 200 ettari di aree vergini potrebbe davvero contribuire a fare la differenza per far diventare Ravenna il punto di riferimento portuale di tutto l’Adriatico. Già oggi lo è per quanto riguarda la movimentazione delle rinfuse – con 13,3 milioni di tonnellate movimentate nel 2021 – ma quando nel 2026 il canale raggiungerà quota 14,5 metri di profondità, la dimensione delle navi che potranno entrare e uscire farà un balzo rilevante. Da imbarcazioni che possono trasportare un massimo di 2.500 container si passerà a quelle da 8.000.

Lavori in corso

Tornando a parlare delle aree multimodali, che nelle aspettative di Ap dovrebbero essere pronte entro la fine del 2026 (con tanto di accessi stradali e adeguata rete fognaria), al momento sono destinatarie dei materiali dragati nel corso della prima fase di escavo del canale Candiano (obiettivo: 12,5 metri di profondità), così da poter innalzare quei terreni ex agricoli al livello ottimale. Nel frattempo, è stato siglato un accordo con Rfi (Rete ferroviaria italiana) per i lavori di adeguamento del trasporto ferroviario, che prevede la costruzione di due stazioni merci ex novo adiacenti ai terreni: una da dodici binari in sinistra Candiano e l’altra, di cui il potenziamento è ancora in fase di definizione, in destra Candiano. «Attualmente – spiega il direttore operativo Petrosino – con 9.022 treni movimentati all’anno, Ravenna è il secondo porto dopo Trieste per traffico ferroviario. Una volta terminato il progetto – aggiunge – la crescita sarà esponenziale, e dall’attuale quota del 14,5% di merce del porto instradata su rotaia, ci aspettiamo nel 2030 di arrivare al 30%». Inoltre, il 7 settembre dell’anno scorso è stato firmato con Coldiretti il protocollo d’intesa per l’avvio del progetto “Farm to port”, che ha lo scopo di sviluppare e promuovere il Porto di Ravenna come centro logistico di riferimento di tutto il Centro-Nord Italia nel settore dell’ortofrutta e delle altre filiere agroalimentari, in particolare nell’export dei prodotti deperibili.

Cresce l’interesse

Va da sé che, con un patrimonio da 200 ettari di aree arricchite di infrastrutture, che le collegheranno da una parte al porto e dall’altra alle reti di trasporti nazionali ed europei, Ravenna, e più in generale la Romagna, potrebbero diventare un centro di interessi primario per attrarre investimenti da parte di tante aziende. «Non si tratta solo di una probabilità – dice il dirigente dell’Autorità portuale, Mario Petrosino – ma di un fatto concreto, perché abbiamo già raccolto diverse manifestazioni di interesse da parte di società sia italiane che del resto d’Europa per venire ad “occupare” una porzione di quei terreni che noi daremo in concessione», nei quali si vedranno quindi fiorire decine e decine di capannoni per lo stoccaggio delle merci in arrivo al porto.

Autotrasporti

C’è però di più, perché il traffico portuale include anche e soprattutto gli autotrasporti e, proprio per questo, una delle aree acquisite da Ap – si tratta di 11 ettari nella zona Bassette – verrà organizzata a servizio degli autotrasportatori. A breve verrà fatto il bando di assegnazione che prevede la realizzazione di 200 stalli per camion, un parcheggio auto, servizi vari come area ristoro, bagni, docce e altro ancora.

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