Il Po soffre, ai livelli minimi degli ultimi trent’anni

Piove poco, fa più caldo e la neve è stata insufficiente. Ecco per quale ragione le risorse idriche in Italia sono sempre minori. In Emilia-Romagna, dove le piogge sono al 25% della media, la situazione peggiore si continua a registrare nel Ferrarese, indirizzato a entrare in zona di siccità rossa a inizio aprile; con queste critiche condizioni pluviometriche, tutti i fiumi della Regione sono in calo e prossimi ai minimi storici. Lungo tutto il suo corso continua a decrescere anche il fiume Po, che scende ai minimi da 30 anni, facendo mancare all’appello oltre 100 milioni di metri cubi di portata. Ad indicarlo è il report dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche. Secondo gli esperti, la situazione nel Nord pare irrimediabilmente compromessa. In Italia le condizioni più critiche sono in Valle d’Aosta, Piemonte, Nord Emilia, Veneto Sud-Orientale, Lazio, Sardegna, Sicilia Sud-Orientale. Ma è in Emilia-Romagna che si vive con la maggiore minaccia.

Più di un terzo della produzione agricola nazionale è minacciata dalla siccità nel bacino del Po. La food valley della penisola, tra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento nazionale, è dunque posta in seria crisi proprio dall’acqua. La denuncia viene da Coldiretti commentando l’allarme lanciato dall’Osservatorio sulle crisi idriche convocato dall’Autorità distrettuale del Fiume Po. Al nord il Po in secca al Ponte della Becca è sceso a 3,23 metri, più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d’acqua al nord come d’estate ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 6% di quello di Como al 31% del Maggiore, secondo il monitoraggio della Coldiretti. «Nella pianura padana le coltivazioni seminate in autunno – dice l’associazione di categoria – come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità. Ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all’alimentazione degli animali perché se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con le irrigazioni di soccorso dove sarà possibile. Dall’altra parte nei prossimi giorni partiranno le lavorazioni per la semina del mais, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche». A preoccupare, specie per la valle del Po, è l’innalzamento dei livelli del mare, con l’acqua salata che sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola. «La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che – sottolinea Coldiretti – è più che preoccupante per l’economia agricola di buona parte d’Italia compresa proprio la valle del Po».

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