Il pianista Baryshevsky a Lugo: l'Ucraina che resiste suona così

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È inevitabile: ospitare l’esibizione di un musicista ucraino in questi giorni, proprio mentre la guerra e gli attacchi contro quel paese sembrano inasprirsi, finisce per caricarsi di significati che vanno oltre la musica, oltre il gesto artistico. Anche quando quel gesto, già da solo, basterebbe a condensare l’emozione del pubblico: come è per il recital di Antonii Baryshevsky, questa sera sul palcoscenico del teatro cittadino per il festival Rossini open. Un pianista che il pubblico più attento probabilmente già conosce – tra i premi che si è aggiudicato spiccano l’“Arthur Rubinstein” di Tel Aviv nel 2014 e qualche anno prima il “Busoni”: i premi del pubblico e della critica, ma anche il secondo premio che scontentò Martha Argerich, il vero vincitore è lui, disse. C’è chi lo definisce l’erede di Sviatoslav Richter, ucraino anch’egli: la scuola è la stessa e fa capo al grande didatta Heinrich Neuhaus. Insomma, a 34 anni, Baryshevsky, figlio di un ministro della chiesa ortodossa e di una psicologa, è nel pieno di una brillante carriera internazionale, segnata però già da anni dalle tensioni che attraversano il suo paese, e infine dalla guerra vera. E più che mai cruenta: è proprio di questi giorni la notizia dell’esecuzione da parte dei russi del musicista Yuri Kerpatenko che si era rifiutato di esibirsi per loro: «Un gesto che mi ha sconvolto – ha dichiarato Baryshevsky - che mostra ancora una volta la terribile crudeltà degli occupanti russi».

A lui, che solo da qualche mese si è rifugiato in Olanda con moglie e figlio, chiediamo quale sia la situazione di chi è rimasto a Kiev e quale pace riesca a immaginare.

«I miei genitori e mia sorella vivono ancora lì, sentono gli allarmi quasi ogni giorno, ma il loro spirito è forte. È strano a dirsi, lo so, ma sembra quasi che io sia più preoccupato di loro, del resto, come dice mia sorella, dopo quel che abbiamo vissuto negli ultimi sette mesi, siamo oramai tutti di ferro! Per la pace, certo ci si arriverà, ma prima l’Ucraina dovrà vincere, che significa la completa liberazione della nostra terra, poi un processo internazionale contro gli aggressori. Qualsiasi altra opzione di pace non sarebbe un bene, né per l’Ucraina né per il resto del mondo. Perché questo non è un conflitto locale, è una guerra contro l’umanità».

La sua condanna degli invasori è secca e determinata, come quella di tanti amici musicisti che ancora vivono a Kiev: «Dicono di non aver più paura – sottolinea – perché oramai appare loro chiaro come l’esercito russo, nonostante le armi potenti a disposizione, sia del tutto impotente contro il nostro popolo».

Tornando alla musica, il concerto di oggi (il primo di una piccola tournée emiliano-romagnola, che domani lo vedrà al teatro Manzoni di Bologna, poi a Modena) per Baryshevsky, che ha rinunciato nelle sue esibizioni a tutti gli «amati» autori russi, è anche l’occasione per proporre qualcosa della scena ucraina contemporanea: Angel, del giovane compositore Maxim Shalygin. Che si inserisce in un programma di brani che egli ama in modo particolare e che descrive con passione: «Adoro la meravigliosa architettura della Toccata BWV 914 di Bach, e il ventaglio emotivo e l’eleganza raffinata delle Sonate di Scarlatti – ne esegue tre – poi Beethoven, come nella Sonata n. 23 “Appassionata” elabora e sviluppa in modo incredibile i propri materiali, così come Schumann nei suoi straordinari Studi op. 13».

Musica e bellezza come forme di resistenza, di fronte a un futuro incerto: «Difficile immaginare: come sarà, come saremo, tra venti, trent’anni… Speriamo almeno che il nostro pianeta esista ancora!».

Il concerto inizia alle 20.30.

Info: 0545 38542
oppure www.teatrorossini.it

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