Il pediatra Tarchini: "Nei bimbi difficile capire quando è covid"

Ravenna

Chiamiamo il pediatra? Ci sarà bisogno del tampone? Che cosa dobbiamo comunicare alla scuola? In queste settimane molti genitori si stanno chiedendo come comportarsi nel caso in cui una mattina al risveglio il loro figlio dovesse avere qualche linea di febbre. Sebbene questa sia la stagione dei primi malanni, e raffreddori e alterazioni della temperatura siano all’ordine del giorno, lo spettro del Covid-19 sta mettendo in difficoltà molte famiglie. «Poco cambia rispetto a prima – spiega Luis Tarchini, Pediatra di Libera Scelta attivo sul territorio ravennate – proprio come quando di pandemia ancora non si parlava, i bambini se hanno la febbre vanno tenuti a casa».
A più di una famiglia sarà capitato di mandare il bambino a scuola appena scesa la febbre, magari perché senza alternative, senza nonni e/o babysitter a cui affidare il bambino ed essendo costretti ad andare a lavorare: «La buona norma di mantenere il piccolo a casa per un paio di giorni dal momento che non sono più presenti sintomi febbrili, non sempre è stata rispettata. Ma adesso abbiamo preso consapevolezza che i giorni di convalescenza sono importanti. In più, se si pensa che circa il 90% delle malattie in età evolutiva sono infettive, diventa una buona norma proprio per tutti». Resta allora da capire come distinguere tra i sintomi di una semplice influenza e quelli da Covid-19: «I sintomi dell’influenza di stagione e quelli di questo virus – continua Tarchini – sono sovrapponibili. I protocolli ci indicano di far eseguire un tampone quando la febbre raggiunge i 38 gradi di temperatura e rimane costante per qualche giorno e inoltre quando si presenta anche un solo sintomo respiratorio come tosse, raffreddore, mal di gola. Ultimamente si associano anche sintomi gastrointestinali. Ma durante il Lockdown ho curato due bambini (gli unici ammalati di Covid) che presentavano una temperatura più bassa di 38 gradi ed entrambi con sintomi molto banali. Quindi non c’è un modo sicuro per discriminare. Esistono poi gli asintomatici anche tra i bambini. Ciò che si può fare è affidarsi al buon senso e richiedere il tampone se il bambino si ammala dopo essere entrato in contatto con un caso sospetto o accertato».
Non poche le richieste pervenute finora: «In questo periodo c’è molta ansia e tensione tra i genitori e capita spesso che chiedano di procedere con un tampone appena riscontrata la febbre nei propri bambini. Se si considera che sia effettivamente il caso di procedere, si avverte l’Igiene Pubblica che entro 24 ore provvede a recarsi a casa del piccolo malato per effettuare il tampone nasale. Si sta ultimando un metodo salivare, molto meno invasivo, ma al momento non è ancora disponibile in Emilia Romagna».
E per quanto riguarda il rientro a scuola: «Se è stato richiesto un tampone, si deve ovviamente portare il certificato che ne attesti la negatività. Se invece questo non è stato prescritto, non appena lo studente sta bene, trascorsi i giorni di convalescenza, può tornare senza certificato, semplicemente con il consenso del pediatra».

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