Il direttore del parco delle Foreste Casentinesi: "Proteggiamo gli alberi, sono la nostra salvezza"

Temperature che sembrano impazzite, caldo africano anche in Italia, con il rovescio della medaglia che porta improvvisi nubifragi, vere e proprie bombe d’acqua (e grandine) che si scatenano in un attimo. Il rischio del degrado ambientale si avverte soprattutto da questi segnali. Il direttore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Alessandro Bottacci avverte: «Tutte le azioni dell’uomo sono in contrasto con le più elementari regole di rispetto dell’ambiente, ma c’è una considerazione di fondo che dobbiamo tutti tenere presente: se l’uomo provoca azioni di disturbo alla fine verrà eliminato perché l’ambiente vince sempre e sarà l’uomo a dover soccombere».

Parla a ragione veduta, come direttore di un parco che, insieme ad altri 48, nel mondo, ha ottenuto il titolo di green list per la conservazione della natura, su ben 250mila aree protette.

«Noi nel parco lo stiamo facendo anche con progetti mirati come i Life. Cito solo i più importanti: la conservazione ed incremento degli anfibi che rappresentano una grande ricchezza per i nostri fiumi come la salamandrina con gli occhiali, il tritone alpestre, il rarissimo ululone dal ventre giallo. L’abbiamo fatto con la sistemazione delle fontanelle per favorirne ingresso ed uscita. Altro progetto sempre del settore Life riguarda il legno morto della foresta che alimenta il suolo e crea nicchie ecologiche. Infine il Life Stream per sostituire nei nostro corsi d’acqua le trote di importazione con quelle autoctone».

Il cambiamento climatico ormai è un fatto dimostrato.

«Molti ancora non se ne rendono conto ma l’anidride carbonica nell’atmosfera è già trenta volte superiore ai valori normali e questo comporta un riscaldamento della superficie terrestre. Nel 2050 è fissato il punto di non ritorno, l’uomo non riuscirà a distruggere la terra ma sicuramente metterà a repentaglio il modo di vivere».

Come evitare questa apocalisse?

«Per evitare le desertificazione occorre proteggere le nostre foreste che non sono un insieme di alberi ma un ecosistema che invecchiando migliora sostenendo la presenza degli animali. Nel Parco nazionale l’altezza media è di 35/40 metri contro quella italiana che non supera i 14, abbiamo anche abeti di 362 anni ed alti 52 metri».

Lei è direttore delle Foreste Casentinesi da un anno e mezzo ma si occupa di aree protette dal 1984.

«Gli alberi sono organismi evoluti con il cervello sotto terra, un antico detto latino dice “serva me servabo te” (salvami, ti salverò), salviamo le foreste che in questo periodo sono le migliori alleate dell’uomo».

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