Il Pasolini delle Albe, omaggio al poeta

«Il teatro come luogo del necessario, come l’ago per cucire, come luogo del gratuito, come una preghiera, come un’arte bambina: cosa sono 25 secoli se confrontati con l’origine dell’umanità? La rosa ha 25 milioni di anni».

Lo scrive nel suo Farsi luogo. Varco al teatro in 101 movimenti Marco Martinelli, regista e drammaturgo ravennate tra i più rappresentati, tradotti, premiati, in tutta Europa e non solo. E sottolinea che «il teatro è antro della polis, nella polis», perché non ha perduto la fede in una rivoluzione dell’umana interazione, ha forte il senso della comunità e alta la sua ispirazione etica.

Usa la parola «varco» Martinelli, che si compie in 101 momenti, quasi un immenso ariete cerebrale di immagini, parole, suoni, che schiude i nostri occhi ciechi dell’altro, che ci mette in comunicazione con la comunità, la storia, coi luoghi in cui nasce, che li accoglie e li ingloba, si fa luogo, si fa vita, si fa arte. Lui che è poeta del teatro ha scritto un manifesto in cui grida forte che il teatro è un farsi luogo, un agire politico e non ha senso se il suo filo diretto non è con la società anzi, ancora prima che un filo, con essa ha un indissolubile legame di sangue.

Il pamphlet, rieditato a stampa e ebook da Cue Press, casa editrice imolese specializzata in editoria teatrale, e appena pubblicato anche in tedesco dopo la traduzione francese, ha la potenza di un decalogo di comandamenti intessuti di puro lirismo e donati come un viatico di gioia. Dove pulsa la passione per quel «teatro vivo, vivente, che il cuore gli batte, teatro dell’invisibile, della rivelazione, dell’accecamento ma anche del visibile, del tangibile, del corpo che sente», così la gratitudine per i maestri e l’amore che nel 101° varco diventa una delicata dedica all’attrice che gli sta al fianco nella vita e nell’arte e con la quale tutto è iniziato.

Recentemente l’autore lo ha proposto in occasione della riapertura del teatro Rasi a Ravenna con una lettura scenica che ha rapito il pubblico, l’auspicio è che lo ripeta in tanti teatri perché c’è bisogno di sentire la sua voce che, avvezza alla scrittura scenica, con cui reinventa la realtà e il mondo dell’umano vivere, sa dare anche un senso concreto a ciò che fa e a ciò in cui crede. Non sempre la poesia coabita con la teoria: per il fondatore del Teatro delle Albe la coabitazione è innata, come dimostra negli scritti in cui racconta l’agire per quella che chiama «messa in vita» e non messa in scena. Come ha fatto con Aristofane a Scampia, con Dante a Nairobi, con Majakovskij a Santarcangelo. E come farà, assieme a Ermanna, su Radio Rai 3, stasera alle 20.30 con il testo inedito Pasolinacci e Pasolini in cui Montanari e Martinelli raccontano il “loro” Pasolini per rendergli omaggio nel giorno del centenario della nascita. E ciò per continuare a realizzare un’utopia, l’utopia del teatro che vive.

E oggi a Radio3“Pasolinacci e Pasolini”

Approda a Radio 3 Rai nel giorno della nascita di Pier Paolo Pasolini, alle 20.30, “Pasolinacci e Pasolini”, la narrazione a cura di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, di come la sua poesia e il suo cinema abbiano alimentato la loro poetica attraverso il Teatro delle Albe da loro fondato e diretto. Una disperata vitalità farà da controcanto allo specchiarsi dei due autori nella vocazione “eretica” e “corsara” di Pasolini. Accanto a loro Daniele Roccato col suo contrabbasso, che spazierà dalle sue composizioni a opere di Bach a “Bella ciao”. La serata, condotta da Laura Palmieri, avrà come ospite lo scrittore e critico letterario Marco Belpoliti, che dopo “Pasolini in salsa piccante” sta per pubblicare, sempre per Guanda, “Pasolini e il suo doppio”. R.G.

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