Il padre del giovane morto: "Il mio Simone era un ragazzo d'oro"

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«Il mio Simone era un ragazzo d’oro, più che d’oro e quel che è successo non ha alcun senso». Ricorda il suo unico figlio tra le lacrime, Stefano De Luigi, padre della stella nascente del tennis che si è spento lunedì al Bufalini per le ferite riportate nell’incidente di cui è rimasto vittima intorno alla mezzanotte di domenica sulla Statale 16, all’altezza di Viserba. Simone che non disdegnava mai di dare una mano nel negozio di famiglia, Linea sport in Contrada dei Magazzini: «Tutti gli volevano bene anche qui».

Un uomo sportivo come il figlio e appassionato di ciclismo, Stefano, che non si dà pace per la scomparsa prematura del suo ragazzo che aveva raggiunto la maggiore età solo il 3 agosto scorso. Poi i singhiozzi gli impediscono di proseguire mentre parla dell’amica del cuore che quella notte maledetta, viaggiava come passeggera sulla moto del suo Simone. Per lei sta pregando tutta San Marino. Le ultime ore prima della tragedia le aveva passate con il grande amico in un chiringuito del lungomare di Rimini.

Una palestra in sua memoria

A entrambi rivolge il suo pensiero il preside del liceo di San Marino Giacomo Esposito che annuncia il proposito «di intitolare una palestra o un’aula alla memoria di Simone: un progetto da affrontare, dando spazio anche alle idee degli studenti. La nostra è una piccola comunità e lui si impegnava in svariati ambiti, per cui – rimarca - porteremo avanti una riflessione condivisa». Nell’attesa lo ricorda come «un ragazzo brillante e riservato che ha saputo creare relazioni consolidate con i compagni e gli insegnanti. Siamo profondamente sconvolti, - confessa - soprattutto in previsione di quest’anno scolastico che segnava la conclusione del suo percorso allo scientifico. Un obiettivo importante che lo avrebbe traghettato nella seconda parte della sua vita. Finora aveva dimostrato grande dedizione oltre alla capacità di conciliare i suoi molteplici ruoli». Adesso il pensiero di tutti è per l’amica di Simone iscritta al terzo anno del liceo linguistico. «Restiamo col fiato sospeso aspettando il miglioramento delle sue condizioni», auspica evidenziando che sarà massimo l’impegno per sostenere il gruppo classe di Simone «che ha subito un grave trauma, dimostrandoci pronti in qualità di educatori a prestare ascolto a tutti i ragazzi, non solo agli amici più stretti. Senza trascurare – conclude – nessuna esternazione delle loro emozioni».

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