Il nuovo spettacolo di Teodoro Bonci Del Bene a Cervia e Faenza

Narrazione personale, testimonianza evocativa, documentazione di ciò che non è più, immenso affetto; sono elementi che convergono nel nuovo spettacolo “Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la Russia”, stasera alle 21 al teatro Walter Chiari di Cervia. È una prima regionale, scritta e interpretata da Teodoro Bonci Del Bene (1984) attore, regista, autore, cresciuto a Rimini. Domani, giovedì 27 aprile ore 21, lo spettacolo replica nella Casa del Teatro di Faenza.

Teodoro Bonci Del Bene ha costruito la sua formazione alla Moscow Theatre Art School poi nel 2010 ha fondato la compagnia Big Action Money. Dieci anni fa con Fabio Biondi e L’Arboreto di Mondaino ha creato il progetto Cantiere Vyrypaev, dedicato all’omonimo drammaturgo russo citato anche in questo spettacolo.

Perché, Teodoro, sente il bisogno di parlare della Russia?

«Con quale coraggio, potrei aggiungere, parlo di Russia, con quale diritto commento quello che sto vivendo? È perché ci ho vissuto, ho degli affetti, ho un legame, ho passato anni di vita importanti. Ma il racconto di quello che ho affrontato in Russia diventa un pretesto per parlare del tempo che stiamo affrontando adesso; e non per un’idea politica, ma per il legame affettivo fortissimo che mi lega alla Russia, proprio in virtù del linguaggio che sto usando per parlare al pubblico, quello del teatro; è in Russia che ho imparato a fare ciò che sto facendo adesso».

Cosa dunque fa vedere e ascoltare?

«Il pubblico ascolta un testo che ho cominciato a scrivere poco prima della guerra, con scrittura ora impetuosa, ora più ponderata. È ambientato in questi nostri giorni; è un racconto, folle, matto, perché si parla di Russia, non è lineare, ma all’interno si incontrano autori importanti come ad esempio Aleksandr Pushkin, Ivan Vyrypaev, e come il Giovane Artista che non posso diversamente nominare. Perché è molto difficile abbandonare il proprio paese, i propri affetti, i famigliari. Ricordo che mi trovavo a casa di Ivan Vyrypaev, drammaturgo molto conosciuto e importante, il giorno in cui ha scoperto di essere stato bandito dai teatri di tutta la Russia, pena il carcere. Non avrebbe mai più rivisto suo padre. Per questo non possiamo giudicare, commentare, dare suggerimenti, ma solo prendere atto e non mettere queste persone nei guai. Questa guerra mi colpisce in modo anche fisico, un po’ come quando si vive un lutto».

Dove sta la magia del teatro in questo racconto legato al suo vissuto?

«Sono le parole che creano una magia teatrale, per il loro potere enorme ed evocativo. Ma aggiungo componenti anche visive; mostro foto e video degli anni in cui ero a Mosca che sono un documento di un mondo che non c’è più; c’è dunque la meraviglia che ci proietta in un luogo e in un tempo altro dove si può immaginare, vedere, ascoltare. Utilizzo musiche molto belle, in particolare due brani degli Area tratti dall’album “Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano” (1978). Ho ascoltato tantissimo gli Area, specialmente Demetrio Stratos e i suoi esperimenti vocali, proprio negli anni in cui stavo a Mosca».

Euro 10-5. Info: 0544 975166

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