Il nuovo Rasi, Ravenna sempre più "teatrale"

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Il teatro Rasi riapre al pubblico completamente rinnovato, dopo sette mesi di lavori, e si affaccia direttamente alla scena artistica europea: i lavori sono infatti nati dall’esigenza di adeguare un allestimento nato negli anni Settanta alle moderne esigenze sceniche e teatrali, rivedendo il rapporto tra scena e platea, tra attore e pubblico, e ripensando le possibilità per gli artisti di interagire con lo spazio che li circonda.

L’edificio si ritrova nella storia ravennate a partire dall’inizio del IX secolo, anche se poche sono le tracce rimaste di quella prima edificazione. Il monastero fu fondato nel 1250 a opera di una comunità di clarisse, fra le quali Chiara Da Polenta: in quell’occasione la chiesa fu restaurata e nuovamente consacrata dall’arcivescovo Rinaldo da Concorezzo col nome di Santo Stefano qui dicitur in fundamenta (regis). Il presbiterio della nuova chiesa fu affrescato con scene sacre da Pietro da Rimini, probabilmente allievo di Giotto: oggi gli affreschi si trovano al Museo Nazionale, restaurati e allestiti nella sala dell’ex refettorio. La chiesa fu poi quasi completamente ricostruita, insieme all’adiacente monastero, verso la fine del Settecento, su progetto di Camillo Morigia. Dopo anni di utilizzo come cavallerizza, fu poi convertita in teatro alla fine del XIX secolo e concessa all’Accademia Filodrammatica.

Intitolato all’attore ravennate Luigi Rasi nel 1919, il teatro è rimasto chiuso fino al 1970, anno a cui risale l’ultima importante modifica. Tuttavia, se negli anni Settanta il Rasi doveva assolvere alla duplice funzione di cinema e teatro, le esigenze sceniche di un teatro al passo con la ricerca e con la scena europea hanno richiesto nuovi importanti interventi: «Nel 2022 intervenire in un teatro è un atto necessario – ha sottolineato Alessandro Argnani, condirettore di Ravenna Teatro – e noi abbiamo avuto compagni coraggiosi, generosi e consapevoli».

Compagni che comprendono la Regione Emilia-Romagna, il Comune di Ravenna, il Fondo per lo sviluppo e la coesione Fsc, Legacoop Romagna e Confcooperative, legati dallo sforzo comune per restituire alla comunità il teatro completamente rinnovato a tempo di record.

Il progetto dell’architetto Carlo Carbone, affiancato dall’ingegner Franco Faggiotto, ha eliminato la vecchia platea sormontata dalla gradinata, così come il controsoffitto: ne è nato uno spazio più agile, caratterizzato in larga misura da una gradinata telescopica in grado di trasformare rapidamente la sala in uno spazio vuoto per l’azione scenica: «Con questa gradinata – ha scherzato Argnani – saremmo in grado di allestire Inferno ogni lunedì».

È stata infatti la messa in scena della prima parte della Chiamata pubblica per la Divina Commedia a rendere evidente non solo la necessità di uno spazio diverso, ma anche le potenzialità di quello esistente: sotto la regia di Marco Martinelli centinaia di cittadini hanno abitato ogni angolo del teatro per settimane, rendendo “palco” anche luoghi abitualmente non deputati alla scena.

«Siamo all’interno di un luogo – è intervenuto il sindaco di Ravenna Michele De Pascale – che testimonia il potere dell’offerta culturale di rigenerare gli spazi. Non si tratta di un riallestimento, ma di una nuova vita. Gli spazi sono arrivati in ritardo rispetto ai contenuti: con Inferno abbiamo visto le potenzialità di questo luogo, inespresse con l’allestimento precedente».

E il Rasi non è che un tassello di un impegno più vasto dell’amministrazione comunale: «Il nostro impegno – ha proseguito il sindaco – ora che gli spazi sono adeguati, è perché anche i contenuti continuino a evolvere e che l’investimento sugli spazi culturali non si fermi qui, ma continui a coinvolgere anche altri luoghi della città».

I lavori, che hanno comportato anche un significativo intervento di rinforzo sul tetto, hanno avuto un ammontare complessivo di 750mila euro, coperti sia da fondi pubblici che dall’intervento di privati. La capienza totale si è leggermente ridotta, a favore di un miglioramento dell’acustica e della visibilità del palco da ogni ordine di posto.

Due giorni di eventiAl via questa seracon “Pianura”

Il programma della riapertura comincia questa sera alle 21 con la prima nazionale di “Pianura”, di e con Marco Belpoliti per la regia di Marco Martinelli. La giornata di sabato si aprirà alle 11.30 con l’incontro “Una città e i suoi teatri. Politiche culturali e spazi di creazione” con Alessandro Argnani, condirettore di Ravenna Teatro, Elena Di Gioia, delegata del sindaco alla Cultura per Bologna, l’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna Fabio Sbaraglia e Paolo Verri, manager culturale. Alle 18 Marco Martinelli legge “Farsi luogo. Varco al teatro in 101 movimenti” e, a seguire, la proiezione di “Ulisse XXVI”, film di Martinelli con voce e figura di Ermanna Montanari, dedicato al canto ventisei della “Divina Commedia”. Alle 21 replica di “Pianura” con Marco Belpoliti. Info e biglietti www.ravennateatro.com

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