Il professor Riccardo Valentini: "Il deposito di CO2 a Ravenna? Vedo grandi problemi"

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 La ricerca e la tecnologia "devono andare avanti" ma al momento sugli impianti di sequestro e deposito della CO2 nel sottosuolo, come quello pensato da Eni a Ravenna, "vedo grandi problemi". A dirlo è Riccardo Valentini, ordinario di Ecologia forestale all'Università della Tuscia e vincitore con Al Gore del Premio Nobel per la Pace nel 2007, che ieri ha aperto a Bologna la cerimonia per l'inaugurazione del nuovo anno accademico dell'Accademia nazionale di Agricoltura. Valentini è scettico sulla via 'industriale' all'assorbimento dell'anidride carbonica dall'atmosfera, di gran lunga meno funzionale rispetto alle foreste. E al termine della cerimonia, interpellato dalla 'Dire' sul progetto Eni a Ravenna, conferma tutti i suoi dubbi. "Ci sono alcuni impianti che potrebbero catturare la CO2 e metterla nelle cavità geologiche- afferma- ma sono comunque grosse imprese, anche complicate da gestire. Non tutti i suoli e le località sono adeguate per questo, perchè l'anidride carbonica viene emessa dappertutto: è un gas democratico. Si può prendere magari un impianto particolarmente inquinante e mettere la CO2 nel sottosuolo. Però ci sono altri rischi: l'Italia è un Paese di terremoti e continui dissesti, quindi magari quell'anidride carbonica immagazzinata c'è il rischio che possa uscire di nuovo". Quindi, ribadisce Valentini, "vedo grandi problemi". Certo è che "non dobbiamo mai mollare sulla tecnologia- aggiunge lo scienziato- ci sono start-up che stanno studiando come assorbire la CO2 dall'atmosfera con filtri particolari filtri, ma ce ne vuole tanto per assorbire quella di cui abbiamo bisogno". La ricerca e la tecnologia quindi "devono andare avanti- ribadisce Valentini- ma in questo momento vedo il sequestro dell'anidride carbonica da parte delle foreste, della terra e della fotosintesi l'unica realtà vera e l'unica misura che possiamo fare per arrivare alla carbon neutrality" (Dire)

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