Il Monte Chioda e il Monte Trebbio per provare la gamba a Pasqua

Pronti a provare la gamba per Pasqua? Compatibilmente con le regole del Dpcm, ecco una nuova occasione nel territorio forlivese.

Il percorso

Itinerario: Forlì – Monte Chioda – Monte Trebbio – Forlì

Distanza:  75 chilometri

Tempo: 3 ore (considerando media di 24 km/h, cicloamatore mediamente allenato)

Salita: 1.080 m

Discesa: 1.070 m

Altitudine massima: 648 m

Il versante nobile del Trebbio come piatto forte, il monte Chioda a fare da sontuoso antipasto. Due ascese agli antipodi, relativamente breve, dura e impervia la prima quanto lunga, tutto sommato pedalabile e senza pendenze impossibili la seconda, per un giro che in 75 chilometri regala oltre 2.000 m di dislivello, equamente ripartiti fra salita e discesa. L’itinerario si snoda nell’entroterra forlivese, prevalentemente lungo la valle del Montone, con una puntata in quella del Tramazzo, in un raggio di 30-35 km massimo dalla città, in linea con lo spirito del Dpcm, che consente, nel corso dell’attività sportiva, di valicare i confini comunali se funzionale all’attività stessa.

Si parte quindi da Forlì, imboccando via del Partigiano che, dopo Vecchiazzano, diventa strada provinciale 56. Il percorso è leggermente ondulato e il traffico può essere sostenuto. All’altezza del 7° chilometro ci si immette sulla strada statale 67, tosco romagnola, costeggiando sulla destra il borgo di Castrocaro Terme, con la rocca e la torre dell’orologio a dominare il paese. Lasciato alle spalle Castrocaro, si può scegliere di seguire la vecchia strada, che attraversa Pieve Salutare ed è meno trafficata, o proseguire dritto lungo la variante di 5 km realizzata negli anni ’90, unico tratto del progetto di ammodernamento della ss 67 studiato negli anni ’80 a vedere la luce. Le due arterie si ricongiungono in località Fondi con una breve salita e successiva discesa sin dentro l’abitato di Dovadola. A sinistra, si può ammirare la rocca dei conti Guidi poi, dopo il ponte sul Montone, inizia un tratto in leggera ascesa sino alla frazione di Casone. Di qui, in poco meno di 5 km, tutti in salita con qualche saliscendi, si arriva a Rocca San Casciano. Esattamente al centro del paese, si svolta a destra in via monte Forcella (Sp 129) e si iniziano a risalire le pendici del monte Chioda. L’ascesa misura 9 km e si presenta regolare, con una pendenza media del 5% e una serie di dieci tornanti, alcuni ravvicinati, che aiutano a prendere quota, per un dislivello complessivo di 437 m. I primi km sono facili e risalgono sino al Castellaccio, costruzione del XI secolo che sovrasta Rocca e a breve dovrebbe aprire dopo lunghi lavori di recupero. Una svolta a destra immette in una valle laterale rispetto a quella del Montone, con la strada che procede tortuosa solcando campi coltivati e presentando pendenze sempre intorno al 6%. Il punto chiave della scalata coincide con la parte centrale, quando, in corrispondenza di tre stretti tornanti, si deve affrontare un’impennata all’8%. Breve spianata, quindi, si torna a salire intorno al 6-8% per un altro paio di km, mentre, dopo un tornante a sinistra, il panorama si apre sulla sottostante valle del Montone e, se la giornata è tersa, sino il mare. E’ l’ultimo scoglio: la pendenza si abbassa al 2-4% e si può spingere sui pedali.

Negli ultimi km, la vista spazia fino alle cime del crinale tosco-romagnolo, poi, superato un breve tratto al 5-6%, un tornante a destra consente, in breve, di raggiungere il valico (658 m). Di qui, inizia la lunga discesa verso Modigliana (10,8 km), caratterizzata, inizialmente, da una serie di mangia e bevi (attenzione a due punti privi di asfalto). La strada percorre sinuosa, alternando curve e semicurve, la valle selvaggia e quasi disabitata del torrente Ibola, e, man mano che si scende, si è sempre più immersi in una fitta vegetazione. Si giunge, così, nel centro di Modigliana, si attraversa il ponte sul Tramazzo e si procede lungo via A. Casadei. In corrispondeva di una rotonda, si svolta a destra in via monte Trebbio e si attacca la celebre salita, affrontata più volte anche dal Giro d’Italia. Complessivamente, in 6,5 km, si deve superare un dislivello di quasi 400 metri, concentrato per lo più nei primi 4 km, dove la pendenza resta inchiodata fra il 10 e il 15%, mentre quella media, per effetto degli ultimi 2 km, più agevoli, è del 6%. La strada propone subito due tornanti ravvicinati, quindi inizia un lungo drittone che taglia diagonalmente le pendici del monte Pratello, col sottostante abitato di Modigliana e i ruderi del castello sulla destra . E’ probabilmente il tratto più duro di tutta l’ascesa: si viaggia costantemente fra l’8 e il 10% con una punta massima che, se non arriva al 17% indicato dalla segnaletica stradale, ci va vicino.

Superato quest’asperità, le pendenza si abbassa, ma non scende mai sotto l’8%. Si procede allo scoperto ancora per poco meno di 2 chilometri, fino a una serie di tre tornanti dove si tocca il 9%. La scalata vera e propria, di fatto, si conclude qui: la pendenza, infatti, sino alla vetta, non supera mai il 3%, esclusa una breve rampa al 6,3% (5,5 km), prima del bivio per Faenza. Si ignora tale diramazione e, in poco meno di 1 km in falsopiano, si guadagna il valico del Trebbio (385 m), dove sulla destra, in un piccolo giardinetto, sorge il monumento al ciclista. Il passo separa la valle del Tramazzo da quella del Montone, che si raggiunge al termine di una picchiata di 6,4 km (attenzione al primo tratto, molto ripido). Al termine della discesa, si svolta a sinistra imboccando la strada statale 67 tosco romagnola, un paio di chilometri prima di Dovadola. Si chiude così l’anello, visto che per tornare a Forlì è sufficiente seguire in senso inverso lo stesso tracciato percorso all’andata. In circa 18 km, si fa ritorno al punto di partenza, col contachilometri che segna quota 75.

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