"Il mio bambino mi fa impazzire" L’irrequietezza e la distraibilità

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Sono la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività, le caratteristiche fondamentali dell’ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione e dell’iperattività), una patologia psichica dell’età evolutiva, che interferisce con il normale sviluppo psicologico del bambino. «Sono sempre più frequenti i disturbi della condotta e “l’agitazione” nei bambini anche molto piccoli – spiega la psicologa-psicoterapeuta Annamaria Voci, attiva sul ravennate -. A livello clinico, aumentano progressivamente i bambini che, alla scuola primaria, vengono diagnosticati come “iperattivi” o con disturbi dell’attenzione».

Ma bisogna essere cauti e non leggere ogni espressione del bambino come un sintomo. «Occorre però imparare a distinguere – continua l’esperta - i “normali” transitori atteggiamenti oppositivi, che in teoria tutti i piccoli manifestano; da un temperamento intenso, che si declina in “un’attività vivace” con predilezione per il movimento, da altre situazioni in cui sono effettivamente presenti segnali di problematicità».

I criteri diagnostici si riferiscono alla sfera della distraibilità. «Spesso questi bambini faticano a prestare attenzione ai particolari; commettono errori di distrazione nei compiti scolastici, ma dimostrano difficoltà a mantenere l’attenzione anche nel gioco; si può avere la sensazione che non ascoltino mentre gli si parla e che non riescano a seguire le istruzioni di quanto gli viene spiegato qualcosa; sono facilmente distraibili e tendono a perdere gli oggetti necessari per i compiti e/o per altre attività».

Per quanto riguarda l’iperattività e l’impulsività. «Questi bambini si muovono in maniera irrequieta, a scuola faticano a stare seduti; tendono a saltare a correre in giro e ad arrampicarsi in situazioni non appropriate, aumentando anche il rischio di incidenti. Quando parlano con gli altri, lo fanno troppo e fuori contesto; rispondono prima di aver ascoltato tutta la domanda; non riescono a prendere il turno e anzi, interrompono spesso e possono risultare invadenti nelle conversazioni e anche nei giochi».

Per fare diagnosi, il disturbo di ADHD deve manifestarsi in più ambienti (scuola, casa, sport). «Alcuni bambini potrebbero risultare più lenti e rallentati, senza manifestare una agitazione /attivazione motoria».

Segnali in tal senso si manifestano fin dalla scuola materna, quando non addirittura dall’età del nido. Esistono, infatti, degli indicatori temperamentali precoci che si esordiscono nei bambini piccolissimi. «Per esempio, a 4 mesi può essere presente una forte irritabilità, inconsolabilità e irregolarità nei ritmi (sonno/veglia/latte). Verso l’anno potrebbe evidenziarsi una ridotta vigilanza (capacità di prestare attenzione) e un’elevata attività motoria. A due anni, invece, un ridotto controllo inibitorio (cioè non sono in grado di arginare le proprie reazioni emotive); il gioco potrebbe apparire stereotipato, povero di significato, caratterizzato da semplici atti motori e continui; inoltre sussistono assenza di paura, condotte pericolose e incidenti quotidiani abbastanza frequenti».

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