Il lato oscuro: concorrenza sleale e rischio di infiltrazioni

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Quando in un settore cominciano ad arrivare tanti soldi, il rischio è che prima o dopo arrivi qualcuno intenzionato ad approfittarsene. È il volto oscuro degli incentivi all’edilizia, che si traduce in un fenomeno difficilmente controllabile. Un’alta percentuale delle aziende che oggi agiscono sul territorio romagnolo, infatti, non sarebbe in regola. «I costruttori regolari – spiega Antonio Pugliese, segretario generale di Feneal Uil Ravenna – applicano il contratto nazionale dell’edilizia, che prevede un certo tipo di compensi e di tutele per i lavoratori. Abbiamo molti casi, invece, di imprese edili che applicano contratti non riconosciuti: agricoltura, pulizie, servizi generali, addirittura sfalcio dell’erba. In questo modo abbattono i costi orari anche di sei o sette euro». Tutto questo genera una competizione sfrenata, ma soprattutto una concorrenza sleale sulla quale gli enti preposti dovrebbero controllare. «Il problema – dice Pugliese senza timori – è che le aziende sanno bene che nella provincia di Ravenna, ad esempio, i controlli non ci sono». Per non parlare poi del rischio criminalità. «Se con la Prefettura c’è un tavolo aperto nel quale si parla di infiltrazioni mafiose è proprio per tutti questi problemi. Dove ci sono i soldi la criminalità si butta a capofitto».

Il fiorire di società, attirate dalla possibilità di guadagnare, ha fatto emerge anche un’altra tipologia di problematica su cui la guardia di finanza romagnola ha messo gli occhi. Aziende che, nel tentativo di lucrare tenendo bassi i prezzi degli appalti, avrebbero addirittura truffato i clienti, facendo loro perdere parecchio denaro senza posare un solo piccolo mattone della ristrutturazione pattuita. Il trucco, in buona sostanza, sarebbe questo: la società si propone di progettare il lavoro e di trovare un costruttore. Il tutto, però, a fronte del versamento di un fondo spese di qualche migliaio di euro. Una volta ottenuto il denaro, la società chiude i battenti, facendo perdere le proprie tracce.

Lavoratori

Il rovescio della medaglia, quando si parla di tali distorsioni, è che a rimetterci siano soprattutto i lavoratori, «che vengono sotto mansionati rispetto al loro reale livello di esperienza» assicura il segretario di Feneal Uil Ravenna. Esaustivi, in questo caso, sono i dati della Cassa Edile della provincia di Ravenna, dove si nota come oltre il 60% degli operai oggi impiegati nel settore abbiano un’età compresa tra i 41 e i 60 anni. Allo stesso tempo, il 62% dei contratti attualmente vigenti sono per qualifiche base di primo e secondo livello. «È una tematica non di poco conto – commenta Pugliese – che ha portato alle dimissioni di tante persone dalle imprese per mettersi in proprio». Il risultato? Che nei cantieri molti sono lavoratori autonomi con partita iva, «ma nessuno li gestisce e non c’è un coordinatore per la sicurezza».

Anche lato aziende, quello del personale, sta però diventando un tema tutt’altro che secondario. In questo caso, a pesare è proprio la sempre maggiore carenza di personale, che conferma quanto dicono i sindacati sulla fuga dei dipendenti dai luoghi di lavoro per mettersi in proprio. «Il reperimento della manodopera specializzata, in particolare, sta mettendo a dura prova le imprese di costruzione – interviene Ulisse Pesaresi, presidente di Ance Romagna e titolare della Pesaresi Giuseppe spa di Rimini –, perché tutte le normative da dover osservare impongono investimenti in formazione. Non ho dubbi nel dire che la ricerca del personale, oggi, è per noi il problema numero uno».

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