Si apre una nuova rassegna del Gruppo Theatro di Cesena che, diretto in regia dal cesenate Ettore Nicoletti (1974), presenta in città quattro spettacoli fino ad aprile. Stasera alle 21, alla ex Bottega in corso Ubaldo Comandini 7, si rappresenta Sedie, frutto di una ricerca sperimentale per sei interpreti.
Di cosa si tratta Nicoletti?
«È il risultato di un percorso di ricerca dove abbiamo fatto uso di improvvisazione, teatro fisico e dell’assurdo, fino a servirci del vincolo dell’oggetto sedia, per verificare quanto può limitarci o favorirci nell’improvvisazione teatrale, principale finalità del nostro teatro».
Avete un testo di riferimento?
«No, tutto si basa sull’improvvisazione, mostriamo come si può agire seduti su una sedia, quali immagini è possibile creare, quali freni e risposte offre il nostro corpo a contatto con l’oggetto limitante che in realtà, si vedrà, concede comunque libertà. L’idea del lavoro deriva da un esercizio che provavo a Milano guidato dalla regista e pedagoga Cristina Pezzoli (1963-2020); utilizzando l’improvvisazione creavamo drammaturgie istantanee. Sedie è poetico, dinamico, fisico, emotivo, sono soddisfatto di questa creazione».
Il teatro fisico sembra dilagare e in varie forme teatrali, prosa compresa. Perché?
«Mi sto rendendo conto della crescente attenzione dell’utilizzo del corpo. Anche Karnival di Michela Lucenti che ho visto al Bonci mi ha colpito in tal senso. Credo che ci stiamo finalmente riappropriando dell’uso del corpo e di ciò che può esprimere, secondo me la verità passa più attraverso il corpo che non dalla parola. Anche nella vita quotidiana di ognuno si sperimenta l’interazione del corpo nello spazio, credo che il movimento del nostro fisico non possa mentire. A teatro, attraverso il corpo, possiamo creare immagini forti, archetipiche, che ci colpiscono nell’inconscio, nelle fragilità, e arrivano con impeto rispetto alla parola che entra ed esce; il corpo è qualcosa di primordiale».
Una formazione di teatro fisico aiuta la gente comune?
«Certamente, aiuta a mettersi in relazione nello spazio ma pure con gli altri. Credo che in tutti gli impieghi e professioni diffusi, a partire da quelle commerciali che hanno più a che fare con le persone, è importante avere un buon uso di corpo e di energia. E poi il nostro corpo influenza la nostra emotività, perciò è fondamentale nel lavoro come nella vita e nell’arte».
Quali impegni la stanno occupando?
«Oltre alla scuola Theatro sto valutando di trasferirmi a Roma per ampliare le possibilità di lavoro. La serie “Arthur II” per la quale sono stato premiato, dovrebbe vedersi presto anche in Italia. Sono pure in attesa dell’uscita di due film in cui interpreto un bel ruolo; sono “999, l’altra anima del calcio” di Federico Rizzo, e “Il giardiniere” di Marco Santarelli. Su Rai Radio 1 sto partecipando alla trasmissione di Stefano Tura “Re noir” la domenica alle 10, mentre sto scrivendo il mio primo film che vorrei interpretare da attore, una commedia pulp sul rapporto tra un padre e un figlio».
Info: 375 5325655