Il governo Meloni, il gas e il ruolo di Ravenna

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Con la fiducia al governo Meloni del parlamento crescono anche le probabilità di un ritorno alle estrazioni di gas nazionale, in Adriatico e non. Il presidente del Consiglio lo ha annunciato durante il suo discorso alla Camera, durante il quale ha esplicitato come «la nostra priorità oggi è di mettere un argine al caro energia e accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale». Questo uno dei capitoli del discorso, di circa 70 minuti, con cui Giorgia Meloni ha chiesto il voto a Montecitorio aprendo di fatto la legislatura: «I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno», ha ribadito a chiare lettere il premier. Che nel corso della sua relazione ad uno dei due rami del parlamento non ha voluto dimenticare anche le fonti green, specificando come in particolare «il Mezzogiorno è il paradiso delle rinnovabili», e di come in generale sia disponibile «un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili». Materia sulla quale, ha concluso il vertice del Governo,«sono convinta che l'Italia con un po' di coraggio e spirito pratico potrebbe uscire più forte di prima». Parole che riaccendono la speranza dei lavoratori del comparto "oil and gas", che nel Ravennate occupa circa 3mila persone. Annunci rispetto ai quali però, adesso, vogliono vederci chiaro: «Abbiamo varie volte ascoltato discorsi in cui si aprivano spiragli per una ripartenza delle estrazioni del gas nazionale – spiega il segretario della Femca Cisl Romagna, Emanuele Scerra -. Siamo stanchi di annunci, ora vogliamo i fatti». Scerra si riallaccia alle parole da lui pronunciate durante la presentazione pubblica del progetto sul rigassificatore: «Penso di aver dettagliato il perché la politica dei no ha fatto così male al nostro Paese – prosegue il ragionamento il sindacalista -. Il guaio è che adesso ne stiamo pagando tutti le conseguenze».

Da parte del rappresentante dei lavoratori della chimica e dell'upstream rimane il fatto che «le tematiche toccate dal presidente del consiglio mi trovano d'accordo. L'auspicio è che si faccia strada la consapevolezza per cui oggi più di ieri è necessario diversificare l'approvvigionamento energetico. Quindi – è la richiesta di Scerra – si avanzi con tutta la velocità possibile sulle rinnovabili, ma si riprenda subito ad estrarre gas». Questo perché a soffrire dei rincari è soprattutto l'Emilia-Romagna: «Come avevamo annunciato anni fa, fermare le trivelle non sarebbe stato un problema solo per i lavoratori del settore upstream – conclude il segretario della Femca -. Sta fermandosi tutto il nostro manifatturiero, dalla metalmeccanica alla chimica, passando per le lavorazioni legate all'agroalimentare. E' un quadro che ci spinge alla recessione. Spero davvero che la presidente Meloni abbia imparato, come ha affermato, la lezione di Enrico Mattei».

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