Il gastronomo surfista e la sua "Drogheria Gitana"

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Dal surf sulle coste della California alla gastronomia, passando per le vigne d’Europa. Quello di Luigi Zoli ,che lo scorso 5 dicembre con altri sei soci, cinque amici di Forlì e due Predappio, ha aperto in Corso Mazzini 74 a Forlì la “Drogheria gitana”, è un viaggio esistenziale ricco di colpi di scena e di molte relazioni. «Avevo una laurea in scienze motorie e inseguivo la mia passione per il surf attraverso gli oceani di vari continenti. Vivevo a San Francisco e stavo per sposarmi, quando ho deciso che la gastronomia sarebbe stato il mio nuovo futuro». Non fu certo il frutto di una crisi di mezza età, anche perché Luigi di anni ne ha ancora per qualche mese 32. «È cominciato con mio fratello che ha iscritto tutta la famiglia a Slow Food, io mi sono appassionato, ho cominciato a leggere i libri di Carlo Petrini. Un poco alla volta ho capito che il cibo è uno strumento politico per cambiare il mondo e allora nel 2014 ho deciso di iscrivermi all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo –racconta Luigi nella sua bella e luminosa bottega fra bottiglie e vasetti –. Quell’esperienza mi ha aperto un mondo di contatti e subito dopo aver finito con gli studi sono andato a lavorare in diverse cantine, in particolare della Spagna. L’idea di cominciare a distribuire i vini naturali è nata mentre lavoravo nelle vigne di Ismael Gozalo a Nieva, in provincia di Segovia».

Dal furgone alla bottega. Così Luigi pensa di avviare questa attività girando l’Italia con un furgone, gitano appunto. «Insieme ad alcuni amici ho messo insieme una lista di 25 produttori, tutti vignaioli che fanno vino senza chimica e che non imbottigliano più di cinquantamila bottiglie. Poi però mi sono accorto che vendendo solo vino economicamente non è facile, avrei dovuto allargare la rete, assumere agenti o abbassare troppo i prezzi, il che non era più etico nei confronti dei produttori –racconta Zoli –. Allora mi sono messo a cercare un negozio a Forlì, la mia città, e l’ho trovato in Corso Mazzini. Era un ex negozio di articoli sportivi, il proprietario si è subito emozionato al nostro progetto e ci ha aiutati parecchio, innanzitutto abbassando molto il prezzo dell’affitto». Le porte della Drogheria hanno aperto il 5 dicembre scorso e sugli scaffali oltre ai vini ci sono anche altri prodotti. «Conserve e mieli soprattutto, prodotti di piccoli artigiani del territorio, perché quando sono tornato ho scoperto che tanti miei coetanei si erano a loro volta dati all’agricoltura sostenibile –aggiunge il gastronomo ex surfista –. Ma anche preparazioni messe sotto vaso da alcune osterie di qualità delle nostre vallate, come la Barroccia o la Campanara di Galeata, per fare due esempi».

Produzione e mescita. Il modello a cui però Luigi si è ispirato in origine prevedeva sì la vendita, ma anche la produzione e pure la mescita. «Con la produzione ci sono –racconta sempre con entusiasmo Zoli –. Con il mio migliore amico e socio Fabio Elleri, oggi agricoltore, produciamo due vini: il nostro Sangiovese dalla parcella di una vigna a Rio Cozzi a Castrocaro, e un rosato da una vigna più vecchia in Valbidente, uscirà fra poco e lo venderemo come sfuso. Ho visto come fanno i vignaioli in Loira, producono il loro vino e lo servono in piccoli negozi dove vendono anche i prodotti degli altri. Quindi l’obiettivo, arrivati a marzo quando scade il contratto per questo locale, vedremo se riusciamo a fare il passo successivo: creare anche un’enoteca, magari in piazza Saffi, con i dehor all’aperto». Intanto è già pronto a partire anche un altro progetto firmato Zoli, con un’altra società, sarà sempre un’enoteca, ma a Bertinoro, si chiamerà Vineria Caramella e a marzo dovrebbe cominciare la mescita.

Sugli scaffali. Venticinque cantine che potrebbero arrivare nel giro di breve a trenta. “Gitana wines” però non vuole andare oltre, «verrebbe meno lo spirito iniziale di promuovere i piccoli e i territori» sottolinea Luigi Zoli che il suo listino prodotti lo conosce a menadito e di ciascun vasetto conosce la genesi e il contenuto nei dettagli. Etichette per nulla banali anche per i “nerd” più accaniti del vino naturale. Dal Piemonte agli scaffali di Gitana arrivano le referenze di Trinchero, I Versanti e I vini di David; dal Veneto Tenuta l’Armonia; Giorgia Grande dalla Liguria (ah, Luigi Zoli coltiva una vigna anche là), dalla Toscana Maestà della formica, Malgiacca e Damiano Donati. Poi una gamma ricca di naturali emiliano romagnoli: Bragagni, Dario Orlandini, Le Calbane, Pian di Stantino (con i vini di Andrea Peradotto che raccontiamo nella pagina a fianco), Baccagnano. Si va poi al sud con Controvento in Abruzzo, Ribelà in Lazio, Cantina Giardino in Campania, Guttarolo in Puglia, Aldo Viola, Bertolino e Masseria del Pino in Sicilia. E dalla Spagna, il quartetto: Microbio, Sinahuja, Pigar, Mariano. Si aggiunge una produzione germanica: Vetter. Sul fronte agroalimentare, e non solo enologico, nel temporary shop gitano si trovano i prodotti di di aziende locali come Alba D’oro di Pieve di Rivoschio, La Barroccia di Galeata e La Campanara di Pianetto, il Forno Brisa di Bologna, l’Agriturismo Il Molino di Ridracoli, le aziende Daga e Podere Campaz, con un occhio sempre di riguardo alle terre alte appenniniche.

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