Il gas fa paura, corsa all'acquisto delle stufe

RAVENNA. Il gas fa sempre più paura e uno degli effetti è l’aumento a tripla cifra negli ordini di stufe a biomassa da parte delle famiglie romagnole. E questo anche se il prezzo di un prodotto come il pellet, ad esempio, sia quasi triplicato. A metterlo in chiaro è Fabrizio Santarini, titolare della storica Casa del Marmo e del Caminetto di Rimini, secondo cui il mercato nel quale anche lui opera ha subito un balzo, lato richieste di installazione, del più 500% rispetto allo scorso anno. È la conseguenza del cosiddetto “effetto psicosi”, lo stesso che nel 2020, quando iniziarono i lockdown, condusse le persone a fare razzie dentro i supermercati e che adesso, invece, vede come suo principale bersaglio qualunque alternativa alla sudditanza nei confronti delle fonti fossili.

Subissati dagli ordinativi

«Siamo al centro di un interesse isterico e smodato». Così descrive il momento Santarini, nel cui negozio l’agenda è praticamente sempre fitta di appuntamenti. «Col terrore di rimanere al freddo – spiega – e con il desiderio di risparmiare sul gas, abbiamo visto una vera e propria corsa per dotarsi di strumenti come stufe, caminetti, sistemi integrati», ma anche termocucine a legna. Il primo effetto generato da questa isteria è la difficoltà nel rispondere a tutti gli ordinativi, al punto che oggi, ammette Santarini, «non possiamo garantire l’installazione di una stufa a legna entro l’anno in corso». Alla Isolan di Forlì, dove c’è Laura Cedioli, i primi posti disponibili sono addirittura a fine febbraio. «Già a partire dall’anno scorso – spiega Laura – le persone avevano iniziato a buttarsi su questi prodotti, in conseguenza degli aumenti nel costo delle bollette, ma adesso gli ordinativi sono davvero schizzati alle stelle». La più esplicativa di tutte, forse, è la Fratelli Ferri Riscaldamenti di Ravenna, dove sono costretti a buttare le telefonate – pur chiedendo gentilmente scusa – perché fuori dai loro uffici c’è la coda di gente.

Prezzi e incentivi

L’altro aspetto interessante è che, al momento, l’acquisto di una stufa a biomasse di ultima generazione (quelle a cinque stelle) godono di importanti incentivi regionali e ciò contribuisce a fare sì che, nonostante il costo della legna e del pellet abbia subito fortissimi aumenti, dotarsi di questi strumenti per il riscaldamento delle proprie abitazioni sia ancora piuttosto conveniente. «Prendendo l’esempio di una casa da cento metri quadrati – torna a parlare Santarini della Casa del Marmo e del Caminetto di Rimini – il consumo medio in un inverno è di circa 30 quintali, nel caso della legna, e di 10 quintali, nel caso invece del pellet». Considerando i prezzi attuali – il pellet ha toccato quota 11 euro per un sacco di 15 chilogrammi, l’anno scorso costava 4 euro in media, mentre la legna è passata da 14 euro al quintale agli attuali 20 euro circa – il costo per superare i mesi più freddi dovrebbe aggirarsi tra i 600 e i 750 euro.

Produzione

Provando a risalire la filiera del legno, non sono solo i rivenditori di stufe a star vivendo con ordinativi in eccesso rispetto alla disponibilità della merce. Anche gli stessi produttori di legname sono in forte difficoltà. Da un lato perché il Covid, come sappiamo, tende a inasprirsi nei mesi freddi, che sono gli stessi nei quali è consentito l’abbattimento degli alberi (nel nostro Appennino comincia il 1° ottobre e termina il 30 aprile). E questo, unita alla carenza sempre più di personale straniero, ha generato una crisi nel reperimento di taglialegna che si è tradotta in un minor numero di abbattimenti. Dall’altro lato, il problema sta nella quantità di ordini ricevuti. «Da un mese ho smesso di prendere ordinazioni – assicura Emanuele Turchi della Tecno Boschiva di Rocca San Casciano –, ma, nonostante ciò, ricevo tra le dieci e le quindici telefonate ogni giorno per fare degli ordini. Purtroppo, devo però rimandare tutti all’anno prossimo».

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