Il forlivese Paolo Stella, attore, influencer e imprenditore

Spettacoli

+ Avreste mai detto che una stella possa essere poliedrica? Paolo lo è. Stella è il suo cognome e suona come una premonizione di buon auspicio guardando al suo percorso: oggi è un seguitissimo influencer con 371mila follower su Instagram in continuo aumento, ha pubblicato due libri, ha recitato in film e fiction di successo (tra gli altri “Un ciclone in famiglia” di Carlo Vanzina e “La terza madre” di Dario Argento), è un imprenditore nel campo della comunicazione e un creative director, fondatore della società di comunicazione Asap Studio. Paolo brilla in ogni cosa che fa, e gli riesce bene. Classe 1978, è il maggiore di cinque figli, ha lasciato la provincia per cercare la sua strada, mantenendo un forte legame con la famiglia (i suoi genitori sono imprenditori nel settore dell’energia rinnovabile) – «tutti i miei fratelli stanno percorrendo strade “tradizionali” di studio e di lavoro, vivono a Forlì e ci teniamo in contatto anche con una chat di Whatsapp che abbiamo chiamato “La casa delle stelle”» – racconta. Una personalità magnetica, un sorriso disarmante, la sua voce gentile e amichevole accompagna l’intervista telefonica, Forlì chiama Milano, dove Paolo vive in un bellissimo appartamento.

Ha cominciato a farsi notare con “Amici” ma le prime inclinazioni per il mondo dello spettacolo si sono manifestate al liceo scientifico, il Fulcieri Paulucci di Calboli di Forlì.

«Sì, ero un bambino timido, un ragazzino un po’ riservato ma al primo anno di liceo, allo scientifico, ho trovato il mio primo palcoscenico. Ogni anno ogni sezione metteva in scena delle recite per carnevale e fin da subito, nonostante fossi al primo anno, sono riuscito ad avere un ruolo attivo nell’organizzazione dell’evento, mi piaceva coordinare, ideare. Vivevo per quella festa, mi accorgevo che dentro allo spettacolo emergeva un’altra parte di me».

Dal liceo di Forlì al suo passaggio ad “Amici” come attore. Cosa le ha lasciato quell’esperienza?

«Quello è stato il momento in cui mi sono reso conto che lo spettacolo poteva diventare un lavoro e non rimanere solo un sogno. Ho avuto la certezza che esistesse per me un percorso, diverso da quello tradizionale. E poi mi sono divertito tantissimo».

Nella sua carriera di attore ha lavorato anche con Dario Argento.

«Sì, ho lavorato con un’icona del cinema, con un mito, e poi da lì ho avuto esperienze anche negli Stati Uniti perché il genere horror in America è molto amato. Con Dario, che è una delle persone più divertenti e simpatiche che io abbia mai conosciuto, ho fatto un provino memorabile, assurdo: sono entrato nella stanza e lui era lì davanti a me, non ha detto una parola, ci siamo fissati per cinque minuti, che in silenzio sembrano mezzo secolo, alla fine ha detto che andavo benissimo, la parte era la mia».

Influenza ha la stessa radice etimologica di influire, dal latino in-fluere, scorrere dentro, e così agire sull’altrui volontà. Quanto sente la responsabilità di essere un influencer, con i suoi 371 mila follower su Instagram?

«All’inizio non mi sono reso conto di esse un influencer, ma appena ne sono stato consapevole sono diventato molto attento. L’idea di influire anche eticamente e culturalmente certamente fa la differenza: presto molta cura a quello che pubblico. Chiaramente certo c’è anche un vantaggio economico nel rivestire questo ruolo, ma è possibile fare anche del bene. Ho messo su delle iniziative benefiche con l’Ant, con la Caritas Ambrosiana ho partecipato alla campagna “Abbraccia una mamma”: in seguito alla pandemia si è creata una nuova fascia di persone in difficoltà, quella della mamme single con i figli a carico, gli introiti derivati dei miei “spacchettamenti” sono stati destinati a questa causa».

E nel suo percorso chi ha esercitato un’influenza su di lei?

«Sono una spugna, da chiunque prendo qualcosa. Di sicuro la famiglia e miei genitori hanno avuto influenza su di me. Mia madre è una persona di grande sensibilità, con una grande capacità di accoglienza, mio padre riesce a stare in mezzo alla complessità e ai problemi affrontandoli con calma e lucidità. E poi di lui amo il fatto che arriva da una famiglia umile, ha costruito delle imprese solide e ha mantenuto il distacco dal denaro. I miei genitori sono entrambe delle persone forti, concrete e allo stesso tempo spirituali. Poi credo anche negli incontri, per me il caso non esiste, in ogni incontro può esserci qualcosa di significativo che può influenzare le nostre vite».

Quanto conta l’empatia nella comunicazione?

«L’empatia mi manda avanti, ma è qualcosa che ho riscontrato con più forza dopo i due libri che ho scritto. I social creano una comunicazione veloce, sintetica. Ai libri invece devi dedicarti, li devi leggere e con i miei lettori ho avuto e continuo ad avere scambi anche profondi, attenti. Leggo tutto quello che mi scrivono, rispondo mettendomi nei loro panni, molti mi raccontano la loro vita ed è giusto rispondere con cura».

Quanti giovani vedono nella figura dell’influencer la chiave del successo. Ma quali sono le complessità di cui tenere conto?

«I cosiddetti hater/odiatori sono un grande impegno anche se io ho scelto di non entrare in certe dinamiche e di bloccarli subito. Poi c’è da considerare che un influencer è sempre sotto una lente d’ingrandimento, qualsiasi cosa fai viene giudicata, di sicuro questo crea una grande pressione che va gestita».

Lei stesso stesso ha scritto <<abbiamo tutti il mito del vincente, del personaggio di successo. Ma è stato quando ho perso che ho imparato tutto>>.

«Sì, era una riflessione che facevo su di me, sul mio vissuto. Vincente è una parola che mi fa paura: in realtà non esiste vincere o perdere, esiste il modo in cui reagiamo a quello che ci accade. È il modo in cui viviamo che ci rende persone migliori o peggiori».

Lei che legame ha con Forlì, la sua città di origine e con la Romagna?

«Con la Romagna ho un legame affettivo enorme anche se non ci passo più molto tempo, è una terra che sa abbracciare. Quando vado a Forlì cerco sempre di fare un giro in piazza Saffi e a San Mercuriale, sono bellissime».

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