Il forlivese Gaetano Pasqui, l'Artusi della birra

Cultura

La Romagna come Baviera d’Italia e Forlì città delle birra rendono omaggio con il volume di Umberto Pasqui “Il birraio di Romagna: Gaetano Pasqui di Forlì”, al visionario pioniere della birra artigianale italiana, centocinquant’anni prima della “moda” odierna. Si trattava di un birrificio in casa, con coltivazione della materia prima a chilometro zero, e i familiari alle prese con questa singolare attività registrata regolarmente alla Camera di Commercio.
Ma Gaetano Pasqui (1807-1867), ricorda l’autore del volume, era un uomo geniale e ben presto si appassionò alla tecnologia, alla sperimentazione. Nel 1835 è birraio e lo faceva come si fa adesso: un piccolo impianto (una cisterna sotterranea), una canaletta per tenere al fresco le materie prime, e poco altro. Il luppolo fino ad allora era importato.
In che maniera, chiediamo all’autore, il suo antenato seppe coniugare ricerca, creatività e spirito imprenditoriale?
«Per prima cosa osò rompere il mito del vino in Romagna, proponendo che questa dovesse essere “la terra del luppolo”. Sperimentò quindi il luppolo autoctono che cresce tutt’ora a ridosso della città di Forlì. Studiò da adulto fino a diventare assistente alla cattedra di agronomia del Regio Istituto Tecnico di Forlì. Animato dalla certezza che l’agricoltura romagnola dovesse uscire dal cono d’ombra e conoscere i prodigi della più recente tecnologia, della scienza che rende più razionali le coltivazioni».
Perché la sua genialità inventiva gli valse la fama di “Da Vinci” di Forlì?
«Il secondo nome di Gaetano Pasqui era proprio Leonardo, e troviamo che la sua conoscenza fu applicata a molteplici usi: alla costruzione e all’adattamento di macchine agricole, alla sperimentazione di coltivazioni suggestive (arachidi, barbabietole…), alla sua attività di inventore, artigiano, importatore, commerciante, instancabile operatore per il bene della Romagna agricola. Forlì dovrebbe aver vanto di questo personaggio, un omologo dell’Artusi per Forlimpopoli. Fu premiato per la sua birra e per i suoi luppoli più volte in Italia e all’estero, come a Londra e in Alsazia, terre notoriamente popolate da gente che se ne intende».
Come continua ancora oggi nel segno della qualità artigianale l’attività del Birrificio Pasqui?
«Nel 2016 è rinata un’esperienza commerciale legata al nome di questo grande forlivese: la “Premiata Fabbrica di Birra Gaetano Pasqui – Forlì”. L’intento è più che altro legato alla passione storica e forse fin troppo “romantica”: è una società non certo “navigata” nel settore e piccolissima anche nel volume di produzione. Si sono prodotte birre diverse, tutte con nomi di figli di Gaetano. Se Forlì e i forlivesi vorranno ricordarsi di essere l’antica sorgente della birra artigianale italiana, Birra Pasqui si metterà a disposizione per collaborare più che volentieri. Gaetano Pasqui è un personaggio che meriterebbe tanto studio, tanta riconoscenza, e anche – perché no – tante bevute in compagnia».

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