Il figlio di Rosa: «Mio padre voleva solo essere libero»

«Mio padre voleva solo poter essere libero, non avere lacci e lacciuoli. Non so se il film di Sibilia gli sarebbe piaciuto, lui era in molte cose diverso da come lo hanno rappresentato, e anche mia madre. A me pare però che sia venuto bene, sta avendo successo in tutto il mondo, hanno reso spettacolare tutta la vicenda».

Lorenzo Rosa, figlio dell’ingegner Giorgio Rosa, si gode con un certo compiacimento il ritorno sotto i riflettori, e questa volta con la potenza di fuoco di Netflix, della vicenda che ebbe per protagonista il padre, scomparso nel 2017.

«Trovo che il film – continua – riesca a diffondere in maniera valida l’idea di libertà di quegli anni e l’ideale di libertà di mio padre, che non lo ha mai abbandonato».

La parte del film che le è piaciuta di più?

«Quella con i politici – risponde dalla sua casa bolognese Lorenzo Rosa –, divertente, e poi mostra quale sia il livello della politica italiana che ha sempre voglia di tarpare le ali a chi ha iniziative ed è così ancora oggi. Il film di Sibilia in fondo rende giustizia a mio padre, la politica ha sempre cercato di tacitare la vicenda dell’Isola delle Rose».

Numerose testate, anche straniere (dalla BBC al Sunday Time, a Sky) si sono interessate nelle scorse settimane al film, con interviste agli autori e allo stesso Lorenzo Rosa. L’originalità della storia, la massiccia campagna promozionale messa in campo da Netflix, e probabilmente la leggerezza dei toni della commedia di Sibilia (balsamo ideale per questi tempi di divieti e chiusure?) hanno contribuito a mantenere alta l’attenzione intorno al film.

La critica divisa

La critica cinematografica si è dal canto suo espressa con sfumature anche molto diverse. Se Fabio Ferzetti su L’Espresso ha definito L’incredibile storia dell’Isola delle Rose come «una specie di commedia balnear-giovanilista a tinte pop che si fa scudo del soggetto e dell’epoca rievocata (il ’68, figurarsi) per ammannirci un paio d’ore di cattivo cinema e pseudo informazione», il critico Gianni Canova (da un paio d’anni rettore dello Iulm di Milano) si è invece esposto sul blog welovecinema.it con una recensione dai toni entusiastici: «Azzardo un’affermazione forte: secondo me L’incredibile storia de L’isola delle Rose è il più bel film italiano sul ’68 che io ricordi».

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