Il felliniano Buzzati a 50 anni dalla morte

È stato definito «il Kafka italiano» per lo stile e il contenuto dei suoi numerosissimi racconti. La maggior parte del pubblico lo conosce per Il deserto dei Tartari, romanzo ancora dall’aura mitica, vuoi perché resta un evergreen nelle playlist delle letture scolastiche, vuoi per la eco, e la memoria visiva, lasciata dalla trasposizione cinematografica che ne fece il regista Valerio Zurlini nel 1976.

Dino Buzzati – scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo – morì 50 anni fa, il 28 gennaio del 1972. Un cinquantenario della morte forse troppo timidamente ricordato, a parte le iniziative che si annunciano a cura dell’omonima Associazione e Centro studi internazionale di Feltre (Belluno), terra natale dello scrittore. Proprio oggi a Milano si tiene la giornata conclusiva del convegno internazionale organizzato con l’Università Iulm “Buzzati e la parola”.

Il legame con Fellini

Il nome di Dino Buzzati si lega, e tutt’altro che in maniera poco significativa, anche a quello di Federico Fellini . Fu una frequentazione e una collaborazione effettivamente non lunga le loro, e quasi tutta concentrata intorno al progetto de Il viaggio di G. Mastorna, il film mai realizzato dal regista riminese, la grande incompiuta, il suo “fantasmone”, il film che avrebbe dovuto raccontare il viaggio nell’aldilà di un violoncellista. Il soggetto fu iniziato nel 1965 e la sceneggiatura completata tra la primavera del 1966 e l’estate del 1967. Fellini volle chiedere proprio a Buzzati – che nell’estate del 1965 lo aveva interpellato per un servizio su maghi, veggenti, cartomanti apparso sul Corriere della sera – di collaborarvi.

All’epoca Fellini aveva terminato le riprese di Giulietta degli spiriti, suo primo lungometraggio a colori realizzato dopo i grandi successi de La dolce vita e di e che uscirà nell’ottobre del 1965.

«In crisi con tutti gli abituali collaboratori, Fellini ha voglia di cambiare» ci ricorda il biografo Tullio Kezich. Si chiude infatti (e in questa fase in malo modo) il rapporto con Ennio Flaiano e quello con l’altro abituale sceneggiatore-spalla di Fellini, Tullio Pinelli. Resterà in piedi invece la collaborazione con il più giovane Brunello Rondi: insieme a Buzzati (ma separatamente) contribuirà anche lui alla stesura della sceneggiatura del Mastorna.

Quale fu il contributo concreto?

Chi se non uno scrittore come Buzzati, per il quale i temi dell’aldilà, della morte, la tensione verso l’altrove e il mistero erano così abituali, poteva interessare a Fellini in quella che già si annunciava come una nuova fase creativa? Ma quale fu il contributo concreto di Buzzati? E quello di Rondi? La curiosità resta ancora insoddisfatta, seppure il ruolo di entrambi gli sceneggiatori sia stato riconosciuto, tanto che all’edizione italiana della sceneggiatura del Mastorna, pubblicata nel 2008 da Quodilibet (a cura di Ermanno Cavazzoni), fu aggiunta la dicitura «Scritto con la collaborazione di Dino Buzzati e Brunello Rondi». Venne così “riparato” il torto, seppure involontario, fatto dalla prima edizione italiana pubblicata da Bompiani nel 1995.

«Dino ha lavorato moltissimo alla sceneggiatura. Ha scritto ben tre versioni d’accordo con Federico: perché ora lo cancellano come autore?» lamentava sulla stampa dell’epoca, «mostrando testi, lettere, schizzi» (La Stampa del 25 gennaio 1995) la moglie di Buzzati, Almerina.

Tra le lettere di Buzzati che testimoniano il “tenore” del suo apporto si conosce a oggi, però, solo quella che fu probabilmente la prima inviata da Buzzati a Fellini agli inizi della loro collaborazione. «Farò l’avvocato del diavolo» scriveva Buzzati, che in quella fase intravedeva «due pericoli» in relazione al futuro film: quello di «una sequenza di sketches senza nesso narrativo» e il «pericolo dell’eccessivo surrealismo».

Fu il solito Kezich, con una pazginata sul Corriere della sera del 16 aprile del 1997, a renderla nota, pubblicando un servizio che puntava a riequilibrare la narrazione in favore dello scrittore bellunese sul suo “peso” riguardo al Mastorna: «Buzzati-Fellini. Incompiuta a due voci».

«Sulla collaborazione di Buzzati al Mastorna di più si potrebbe sapere consultando i diari di Buzzati – osserva Marco Perale, presidente dell’associazione intitolata allo scrittore bellunese –. Ma archivi e diari sono ancora oggi tenuti sotto chiave dagli eredi. Un problema non da poco, che impedisce anche la pubblicazione di una edizione critica delle opere di Buzzati».

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