Il Fellini di Agim Sulaj

Agim Sulaj è un riminese adottivo, ma devono essere più i riminesi grati a lui di aver scelto Rimini, piuttosto che il contrario. Perché l’arte del pittore albanese (Tirana, 1960) ha arricchito la città e i suoi abitanti. Non che le sue opere siano limitate a Rimini e Romagna, anzi girano il mondo, soprattutto le sue pungenti vignette sulla guerra, sui migranti, con le quali ha vinto numerosi premi internazionali.

La sua ultima fatica è un libro catalogo in cui ha raccolto i ritratti che ha realizzato dei personaggi del film “Amarcord” di Federico Fellini, ritratti che si possono ammirare nelle vetrine di negozi cittadini e che ci restituiscono l’essenza dei caratteristi che popolavano la pellicola felliniana, capolavoro di riminesità e di un’Italia che non c’è più.

Il volume

Si intitola l’“Amarcord dipinto”, ed è pubblicato nei Quaderni di Lang/Derive per SilverBooks Edizioni. A quasi 50 anni dal film del 1973, Agim ci dà la sua versione di Titta, di sua madre, suo padre e suo nonno, della tabaccaia, di Volpina, Gradisca, dello zio matto, degli strani maestri di scuola, fino al passaggio del Rex.

Milantoni

Lo storico dell’arte riminese Gabriello Milantoni, che introduce il volume, parla di «minime cose che si fanno canto sommesso attraverso un pennello minimo intriso di minimi colori… I dipinti di Sulaj sono goccioline quasi impalpabili imbevute della memoria del tempo interiore, inzuppate di ore senza misura, che continuano a pulsare per noi, solo per noi, portandoci notizie di quel mondo ritrovato e infinito».

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