Il fascino dello street basket in un libro

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Bastano una palla e un cerchio, che nei contesti più civilizzati può avere il privilegio di avere anche una retina o il lusso di diventare un vero e proprio canestro con tabellone. Ma questo non è sufficiente. Serve anche un supporto su cui farla rimbalzare, che può essere il cemento di un ghetto, l’asfalto di una strada, il terreno di una disastrata zona desertica o una lastra di ghiaccio scandinava.

Tutto il fascino dello street basket ora è raccolto in un libro frutto di anni di meticolosa ricerca in giro per il mondo, a caccia dei più accattivanti e significativi campetti. Chi segna regna (Pendragon) è titolo che hanno scelto i due autori, il fotografo lughese Roberto Cornacchia e il giornalista bolognese Luca Cocchi, per immortalare 300 playground che, per le condizioni estreme in cui talvolta sorgono, immortali lo sembravano già.

Un titolo che sintetizza anche la regola del possesso di palla in queste competizioni, ma che rappresenta un po’ quello che è il mood degli stessi protagonisti. Chi fa canestro prende punti, non solo sul tabellone o su quel marciapiede su cui si consumano i gessetti per segnarli. In molti contesti chi centra quel cerchio con la palla è il cecchino del gruppo, acquista rispetto, stima e popolarità. E così la musica che ascolta o ciò che indossa. Una filosofia di vita, che forse un domani potrà diventare anche uno sport.

E così i due autori, amici e appassionati di basket, per oltre dieci anni hanno scrutato ogni angolo delle mete in cui viaggiavano, alla ricerca di un campetto. Il primo scatto in Messico nel ’92, poi una settantina di nazioni, compresa naturalmente l’Italia, in cui Cornacchia e Cocchi hanno avuto conferma che la pallacanestro è amatissima e viene praticata dappertutto, anche nei luoghi più improbabili: dalla Lituania al Portogallo, dall’Armenia alle Isole Faroe, dall’Eritrea al Guatemala, dalla Mongolia al Senegal, dalla Papua Nuova Guinea all’Abkhazia. E qui scovare un playground per fotografarlo può capitare per caso o essere una vera avventura, come raccontano nei testi che accompagnano le loro immagini.

Oltre trecento fotografie di alta qualità, dal grande impatto scenico ed emotivo, dove il soggetto è il canestro, con o senza tabellone, solitamente inserito in un contesto naturale, talvolta spartano, e quasi sempre senza giocatori.

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