Rimini, una tribù che non balla. Il dj Cirillo: "Fermi da più di un anno, qui si fa dura"

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La chiusura prolungata delle discoteche sta mettendo in gravissima difficoltà tutti i lavoratori del mondo della notte. Non fanno eccezione i dj. Andrea Raggi, per tutti Cirillo, riminese, è uno dei dj più importanti del panorama musicale italiano e internazionale. Dietro la console, al ritmo della techno, ha fatto la storia del clubbing. Negli anni è stato dj resident al Peter Pan, alla Villa delle Rose, al Chicago di Bologna, ma anche al Tana di Cattolica, alla Baia Imperiale, al Carnaby. Poi Ibiza: nel ’90 all’Amnesia e dal ’99 tra i fondatori della festa Circoloco al Dc 10. E nei locali più famosi del mondo: Twilo, Limelight, Shelter a New York; Ministry of sound, Wag, Shoom, Confusion, The end a Londra. Nel biglietto da visita, anche tanti tour mondiali tra rave ed eventi come la Love parade. Cirillo ha però legato indissolubilmente il suo nome al Cocoricò di Riccione di cui è stato dj resident dal ’90 fino alla chiusura nel 2019, salvo un paio di anni trascorsi all’estero.

Cirillo, com’è la situazione per lei e i suoi colleghi ?

«Penso che la nostra categoria sia la più penalizzata in assoluto dalla pandemia e non è facile andare avanti perché è tutto completamente bloccato. Siamo fermi da oltre un anno, dal febbraio 2020. C’è stato un piccolo spiraglio per due mesi la scorsa estate, ma davvero molto limitato».

Nel frattempo che cosa ha fatto?

«L’unica cosa sono gli streaming musicali che però portano ben poco nelle nostre tasche, servono solo per far vedere che ci siamo ancora. In questi giorni stiamo promuovendo un’associazione che ci rappresenti professionalmente: si chiama A-Dj, l’obiettivo è quello di unire tutti coloro che svolgono questo lavoro è di avere una maggiore rappresentatività, per ora siamo circa 1.300. Altrimenti non abbiamo voce e non riusciamo a farci sentire da chi ci deve aiutare: né al governo, né in Regione e neanche negli altri enti locali».

Adesso sta lavorando ?

«Sono riuscito a produrre alcuni brani in studio, ma il guadagno è limitato: non è più come negli anni ’90 quando creando musica si incassava parecchio. Il mercato non c’è più, è crollato da anni sotto i colpi dello streaming. E un artista è molto penalizzato».

Ha serate in programma per l’estate?

«Oltre a Rimini e dintorni ho lavorato spesso a Ibiza, l’anno scorso sono stato in Germania, in Svizzera e anche a Miami: quando sono rientrato dagli Stati Uniti in Italia, il 3 marzo si è bloccato tutto. Ma in questo momento la prospettiva è zero totale».

E all’estero?

«Tutta Europa è nella morsa del Covid. Ho appena parlato con la Spagna: a Ibiza la situazione è esattamente come in Italia. La speranza è quella di tornare in pista a metà dell’estate ma non c’è nulla di sicuro. Alcuni grandi club, in queste condizioni, non apriranno neppure. Perché la presenza di pubblico sarebbe comunque limitata a fronte di costi analoghi e i gestori non ci si stanno dentro».

Nessuna eccezione in Europa?

«Le uniche eccezioni sono Malta, isola Covid free, e forse l’Albania. Poi c’è l’Inghilterra dove comunque sono già stati cancellati molti festival importanti come Glastonbury. Si tratta di eventi enormi che costano moltissimo e se gli organizzatori non hanno la certezza di coprire i costi, e l’evento dovesse saltare a causa del virus, c’è il rischio di rimetterci milioni di euro. Senza trascurare gli elevati costi di organizzazione iniziali e i vari anticipi da pagare».

Non c’è spazio in radio?

«Non ho mai fatto radio. La ritengo importante ma venendo dal clubbing adesso posso solo interagire con dei dj set mixati, come a m2o quest’inverno e poco fa a Ibiza global radio».

Ha ricevuto ristori?

«Sì, due volte: 1.200 euro l’anno scorso e mille nel 2021. L’aspetto economico è disastroso».

Che cosa ti aspetti per l’estate?

«La speranza è che il governo tolga il coprifuoco e ci dia la possibilità di lavorare, magari all’aperto e con numeri limitati. Nel 2019, ad esempio, ho suonato al Tiberio Festival ma l’anno scorso la manifestazione è saltata e quest’anno temo che sarà lo stesso».

Tornerà al Cocoricò, se e quando riuscirà ad aprire?

«Ho un accordo sulla parola con il Cocoricò per la conferma della festa Memorabilia e altri progetti da definire. Ora il locale ha lanciato una raccolta fondi – c’è anche un mio disco in vendita –, per arrivare alla riapertura: speriamo che ci riesca».

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