Il direttore ribelle con la benda sugli occhi sostituito dal riminese Manlio Benzi

Il riminese Manlio Benzi è stato chiamato a sostituire Alberto Veronesi nella direzione della Bohème al Festival Pucciniano di Torre Del Lago (Viareggio). Il primo concerto è in programma sabato 29 luglio (gli altri il 10 e il 25 agosto), ma sull’evento si sono scatenate polemiche a non finire dopo la prima andata in scena il 14 luglio scorso. In quell’occasione, infatti, il maestro Veronesi ha diretto l’orchestra con una benda agli occhi per criticare l’allestimento del regista Christophe Gayral che ha ambientato le scene nella Parigi del 1968. «Non voglio vedere queste scene», aveva dichiarato appena arrivato sul podio, davanti a pubblico, cantanti e orchestra, prima di oscurarsi la vista.


Le critiche di Sgarbi

L’allestimento è stato criticato anche dal sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi che già prima dell’esordio del festival si era espresso contro una scelta ritenuta molto politica e poco artistica e in contrasto con lo spirito di Puccini. Alberto Veronesi però rivendica la sua autonomia e dice di non aver agito su incarico di Sgarbi. Intervistato da alcuni giornali ha spiegato di aver scelto quel gesto per non prendere parte così a una violenza nei confronti di Puccini per una rappresentazione molto di parte nella quale i personaggi, a cominciare da Mimì, passerebbero da un messaggio universale a un messaggio di una parte, e dall’altra dice di aver voluto sollevare il problema della separazione fra teatro e musica che colpirebbe oggi il mondo lirico. Ma non si ferma qui. Veronesi (figlio del famoso oncologo Umberto) contesta anche la decisione della Fondazione che di fatto lo ha rimosso dall’incarico. «Il 29 luglio mi presenterò sul podio, con la mia benda, se non mi faranno dirigere chiederò i danni». Per il direttore d’orchestra i motivi della revoca dall’incarico, al di là delle motivazioni ufficiali nelle quali si parla anche di arrivi in ritardo, sarebbero di natura politica: «La verità è che mi licenziano sulla base di una mia opinione, è una vendetta politica».


«False messinscene»

In risposta il presidente della Fondazione Festival Pucciniano, Luca Ficacci, ha prima spiegato alla stampa di aver deciso di sollevarlo dall’incarico «per toglierlo dall’imbarazzo di dirigere un’opera che non riconosce e togliere dall’imbarazzo anche orchestrali e artisti». Poi ha aggiunto: «Siamo certi che dopo aver portato a termine la prima, con soddisfazione del pubblico che ha applaudito lo spettacolo, in una serata che per il provocatorio comportamento del direttore sarebbe potuta essere un disastro, le prossime rappresentazioni del Festival Puccini saranno in grado di regalarci intense emozioni, quelle della musica, dello spettacolo e non di false messinscene».
Il caos attorno a Puccini era comunque iniziato già l’11 luglio a Lucca, in occasione del concerto inaugurale per il centenario della morte del compositore quando è stato deciso di suonare l’Inno a Roma, un brano che si ritiene con forti legami storci al regime fascista. Adesso l’attesa è orientata tutta sul 29: Veronesi si presenterà davvero chiedendo di dirigere? E in tal caso, cosa accadrà?

Commenti

  1. Puccini con Boheme, Butterfly, Tosca, etc si rappresenteranno ancora su questo pianeta finché esisterà l’esigenza di riproporre un capolavoro.
    L’allestimento di questo regista no, pertanto ben venga lo scalpore l’indignazione la provocazione e tutto quanto ne consegue a livello mediatico. Oggigiorno per essere ricordati o anche solo notati dalla critica bisogna stupire, con buono o cattivo gusto che sia.
    Da addetto ai lavori non mi stupisco, ho visto di peggio in teatri e festival europei blasonati.
    La decadenza di una società si misura anche con questo e il gesto di Veronesi è comprensibile.
    T.W.Adorno docet, ma lui non aveva bisogno di stupire con le sue tesi riguardo l’arte.
    Per i romagnoli seguaci della provocazione invece proporrei passatelli al ketchup con caramelle di menta sbriciolate sopra con dell’ottimo sangiovese aromatizzato banana…..povero Artusi e poveri coloro che accetterebbero di avallare questo scempio culinario pur di essere all’avanguardia gastroeno culturale.
    Evviva la provocazione che non porta a nulla come questa, la vera provocazione artistica e culturale è invece quella di stupire con la bellezza, pochi ancor oggi ci riescono adottando la sottile arte della seduzione che rende lo spettatore ammaliato, quelle sono le regie storiche che verranno poi riproposte in altre stagioni.
    Bravo il regista, è riuscito a far parlare di sé, ma prima di essere annoverato come un novello Zeffirelli può darsi che debba partorire nuove travolgenti e provocatorie regie.

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