Il Dante di Pascoli nel convegno di San Mauro

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Pascoli e Dante. È ancora attuale la chiave di lettura interpretativa che il poeta sammaurese diede dei versi della Commedia, e cosa ricevette invece da tali studi la sua poesia. Un campo di analisi in gran parte dimenticato, su cui si aprirà il 16 (dalle 16) e il 17 ottobre (9.30) nella Sala degli Archi di Villa Torlonia, a cura dell’Accademia Pascoliana, il convegno internazionale “Pascoli e Dante. Nuovi studi nel VII centenario della morte di Dante”.

Nel corso della presentazione avvenuta ieri al Palazzo comunale la sindaca Luciana Garbuglia, ringraziando quanti hanno dato sostegno a questo importante appuntamento (dall’Accademia Pascoliana al Ministero dei Beni Culturali, all’Università di Bologna, al Lions club del Rubicone) ha posto in evidenza l’impegno svolto dall’Amministrazione comunale ad operare a favore un’opera di divulgazione in campo poetico, come con il Parco Poesia. Ma questo contributo alla conoscenza più larga di Pascoli può continuare, ha sottolineato, solo se affiancato dall’incremento dell’aspetto “scientifico” di ricerca e di approfondimento».

Curatrice del convegno è Daniela Baroncini, presidente della “Pascoliana” e docente di Letteratura italiana dell’Ateneo bolognese. Di questo evento speciale ha innanzitutto voluto porre in evidenza come esso sia frutto di un progetto portato avanti per diversi anni e ora giunto a compimento con il contributo determinante del Dipartimento di filologia classica e di italianistica. Le tre sessioni in cui il convegno sarà suddiviso: “Nuove prospettive sul dantismo di Pascoli”; “Il Dante di Pascoli poeta e critico”; “Intrecci pascoliani tra Dante e classici”, vedranno la partecipazione anche da università straniere di una ricca serie di relatori e relatrici.

“Nuovi studi”, quindi, proprio perché occorre indagare innanzitto quelli che sono stati i motivi della “divergenza” pascoliana rispetto alla critica dantesca “ortodossa” Pascoli come critico dantesco produsse un mare magnum di scritti, non facili da leggere, a partire da opere come “Minerva oscura”, “Il velame”, “La mirabile visione”. Pascoli si sentiva vicino al Dante esule e costretto a vivere lontano da casa. Il suo intento fu quello di giungere “a illuminare” Dante, come un mondo oscuro su cui dare luce, proprio come entrando in un gorgo infernale. La sua esegesi voleva svelare il mistero sotto il velo “di quei versi strani” e farlo con gli occhi del “fanciullino” che trova il significato e dà il nome alle cose.

Indagando pertanto le relazioni del classicismo pascoliano con artisti, poeti, musicisti dall’antichità al suo tempo, da Omero, Platone e Virgilio, a Dante Gabriele Rossetti, Luigi Pirandello, René Guénon, Aby Warburg, si faranno riconvergere i molteplici aspetti della presenza dantesca nella poesia pascoliana, accanto alle sorprese che possono venire dalla riscoperta di Pascoli critico di Dante.

I contributi del convegno saranno poi raccolti in un volume a cura di Daniela Baroncini.

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