Il contratto pluriennale all'allenatore? A Cesena spesso ha creato problemi

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Il Cesena riparte con un nuovo percorso societario e tecnico. Siamo all'alba dell'estate del primo vero campionato made in Usa e coinciderà con facce diverse nel ruolo di direttore sportivo e allenatore. Non sono ancora ufficiali le durate dei contratti di Stefanelli e Toscano e dando un'occhiata alla storia più o meno recente, ci sono diverse cose da imparare.

Intanto: chi dà l'indirizzo a chi? E' la società che mostra il percorso al tecnico o viceversa? I due allenatori simbolo del terzo millennio arrivarono in momenti di piena depressione e diedero la svolta a un Cesena in C che faticava a ritrovare se stesso e la sua gente. Non a caso, Fabrizio Castori e Pierpaolo Bisoli incarnano l'uomo forte per tutte le stagioni e i loro nomi tornano sulla bocca di tutti non appena le cose vanno male o diversamente bene. A Cesena non sono più considerati degli allenatori, ma sono passati oltre: un qualcosa a metà tra la camionetta dei pompieri e l'antivirus per il computer.

Eppure l'allenatore che detta la linea è un'eccezione, anche se le cose poi vanno bene. Per un progetto tecnico che funzioni, la continuità dirigenziale viene prima della continuità dell'allenatore. Ci sono i casi di Gian Piero Gasperini all'Atalanta o quello estremo di Gigi Fresco alla Virtus Verona, come no, però diamo un'occhiata alle attuali semifinaliste per la promozione in B. Un anno fa, Padova (Massimo Oddo), Feralpi (Stefano Vecchi), Palermo (Silvio Baldini) e Catanzaro (Vincenzo Vivarini) erano allenate da tecnici diversi rispetto a quelli attuali. Di più: di questi quattro, solo Vecchi ha iniziato la stagione, mentre gli altri tre sono subentrati a campionato in corso. Guardiamo ora ai piazzamenti nelle ultime due stagioni regolari. Campionato 2021-22: Padova secondo, Feralpi terza, Catanzaro secondo, Palermo terzo. Campionato 2020-21: Padova secondo, Feralpi quinta, Catanzaro secondo, Palermo settimo. Sono squadre che ci provano da almeno un paio d'anni e la linea del progetto non l'ha dettata l'allenatore che giocherà la semifinale play-off, ma la società.

Di conseguenza: una volta scelti direttore sportivo e allenatore, chi merita un contratto pluriennale? Di sicuro non l'allenatore e non lo dice solo la storia di questi play-off, ma la storia del Cesena. Fabrizio Castori dopo i play-off di B del 2006 firmò un quadriennale che stracciò nell'estate 2008, rinunciando a due anni di contratto e mantenendo la parola data: “Se retrocediamo, il contratto per me non esiste”. Fece un gesto da signore anche Daniele Arrigoni, subentrato al posto di Giampaolo nel 2011 e poi dimissionario pochi mesi dopo: salutò Cesena stracciando il contratto perché non voleva essere di peso a livello economico. Molto meno romantici Giovanni Vavassori e Marco Giampaolo, esonerati e protetti da contrattoni pluriennali che difesero andando in vertenza. Cosa insegna tutto questo? Che il Cesena è un trampolino di lancio, non un porto d'arrivo per gli allenatori. Se il Cesena fa firmare un pluriennale ad un allenatore, nell'estate successiva ci sono ottime possibilità che abbia dei problemi. Se l'allenatore del Cesena fa un bel campionato, arriveranno di sicuro offerte dai piani superiori o da società più ricche e ci sta che l'uomo e il professionista possa sbandare. Se invece l'allenatore fa un brutto campionato, vorresti mandarlo via, ma ha il contratto e nel migliore dei casi c'è da litigare, mentre nel peggiore dei casi c'è da litigare e da spendere.

L'allenatore è il macchinista che guida il treno, tutto il resto (i binari, il treno, i controllori) lo mette la società. Siamo sempre stati affascinati dai macchinisti, e alcuni in effetti hanno fatto capolavori, ma la continuità vera, quella può darla solo la società con la sua idea di calcio. L'Udinese è in Serie A dal 1995 e va per i 28 anni consecutivi nel superattico, un ciclo incredibile che non ha avuto un allenatore di riferimento, ma una proprietà e un'idea di calcio di riferimento. L'Atalanta dal 2006 ad oggi ha fatto 15 campionati di A inframezzati da uno in B. Percorsi lunghissimi dove nessun uomo di campo è stato indispensabile, ma si è esaltato perché circondato da dirigenti, idee, strutture. E allora è sacrosanto provare salire di categoria, ma chiedere a Toscano “vieni qui e fammi vincere subito” suona quasi come un segno di debolezza per una società ai suoi primi passi. Il Cesena vuole vincere? Cominci costruendo i binari, il treno e le idee per il suo macchinista. L'impalcatura seria di una società seria deve appoggiarsi per forza su vincoli pluriennali, ma sull'allenatore il contratto annuale è sempre meglio per tutti.

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