Il Comune di Rimini: troppi asili "no vax", intervenga la Regione

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Per la riapertura dei servizi educativi e ricreativi è «indispensabile mettere i Comuni nelle condizioni di svolgere appieno la funzione di vigilanza». Dotandoli dunque di «direttive e norme che permettano di esigere dalla più ampia platea possibile di gestori il rispetto di condizioni di sicurezza e di igiene e mantenere alto lo standard qualitativo». L’assessore alle politiche educative, Mattia Morolli, affronta il tema della la scuola e dei servizi per l’infanzia sottolineando che ha «attraversato e superato la fase pandemica anche grazie a interventi e misure straordinarie introdotte per tentare di garantire uno degli aspetti fondamentali dell’educazione: la socializzazione». Dunque, sia a livello statale sia regionale sono stati messi in campo «provvedimenti straordinari e temporanei per incentivare in particolare attività innovative quali l’outdoor education, forme sperimentali di attività educative non formali che si possano realizzare negli spazi aperti». Tuttavia, mette in luce Morolli, a più di un anno dalla loro adozione si sono create delle «zone d’ombra che mettono in difficoltà chi, come i Comuni, è titolare in via esclusiva delle funzioni di tutela dei minori e svolge la funzione di vigilanza sui servizi per l’infanzia». Ci sono «indeterminatezze, senza precisi parametri, che rischiano di lasciare spazio a situazioni che accolgono i minori ma svicolano da normative o direttive». Insomma, ben vengano, chiarisce l’assessore, semplificazione amministrativa e innovazione, però le «istituzioni pubbliche non possono non prendere in seria considerazione queste situazioni ambigue e soprattutto di difficile gestione». Per cui, conclude Morolli, è «opportuno anche un ripristino delle direttive regionali temporaneamente sospese a causa della pandemia», adeguandole alle nuove forme sperimentali di attività educative. L’assessore non lo cita, ma è chiaro il riferimento alla sentenza del Consiglio di Stato che alla fine ha dato ragione all’asilo chiuso dal Comune perché (secondo l’accusa) non in regola con la legge regionale, in primis l’obbligo vaccinale. “Le Giuggiole” di via Monte Cieco ha così potuto riaprire, però l’assessore Morolli chiese subito alla Regione di fare chiarezza per cancellare un precedente pericoloso.

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