“Cocoricò Tapes”, alla scoperta di un locale leggendario che ha fatto storia

Un mese di novembre scintillante per Sunset Studio di Forlì: la cooperativa di produzione cinematografica forlivese infatti ha appena raggiunto l’obiettivo di un crowdfunding che andrà a finanziare il documentario “Cocoricò Tapes”, co-prodotto con i cesenati La Furia Film, e diretto da Francesco Tavella. Ma all’inizio del mese è arrivata anche la vittoria del bando regionale per la produzione di opere cinematografiche con il corto “Interno 18”, primo su 31 partecipanti: e solo 13 di loro hanno passato il vaglio del Nucleo di valutazione!

«Questo risultato ci colpisce molto - commenta il regista Matteo Lolletti - perché premia il tentativo di fare qualcosa di non cinematograficamente frequentato sul territorio, ma è anche il segno che la nostra zona inizia a essere un interlocutore concreto, una realtà produttiva convincente per una Film Commission regionale di grande competenza e rigore».

Ci racconta “Interno 18”?

«Nella storia che Anta Rivaroli, Marco Bacchi e io abbiamo scritto ci rifacciamo alla nuova onda thriller e horror anglosassone con i suoi stilemi e le sue regole, ma in realtà il genere diventa strumento di lettura e di analisi di altro, di un reale molto intimo e personale. Perciò il film è colmo di indizi e di personaggi quasi simbolici, e arrivati in fondo, una volta uniti tutti i puntini, la rivelazione modifica l’esperienza fatta, anzi porta a percorrerla all’indietro: e a leggere un’altra storia».

Che diffusione avrà?

«Concluse le riprese lo invieremo ai festival, ma stiamo già dialogando con piattaforme e canali tematici. La natura e le possibilità della storia non ci fanno disdegnare inoltre l’idea di “allargarlo” e farne un lungometraggio: un altro bel progetto per noi, visto che sceneggiatori, attori e troupe sono tutti del territorio, e diversi Comuni si stanno già mettendo a disposizione per le riprese».

Invece l’idea di “Cocoricò Tapes”?

«Per un suo lavoro di ricerca Tavella si è imbattuto in molto materiale inedito, notevole per un documentario e insieme alla Furia Film ha iniziato a lavorare al progetto nel 2020, facendo ricerca negli archivi e ricostruendo la storia del Cocoricò degli anni ’90. Come Sunset siamo entrati dopo per completare insieme il lavoro».

Perché avete scelto proprio quel periodo?

«Gli anni ’90, che per noi vanno dal 1989 all’attentato alle Torri gemelle, sono stati anni unici. Ci interessava raccontarli e mostrare il dialogo fra discoteca e situazione contingente, ma anche raccontare chi andava al “tempio” e perché si andava al Cocoricò, che era un luogo rivoluzionario, a livello musicale, culturale e artistico, oltre che un simbolo di quegli anni così intensi. In maniera ancora più ampia, inoltre, abbiamo anche cercato di raccontare la generazione di quegli anni, una generazione che in parte voleva cambiare e stava cambiando il mondo precedente. Come riflessione generale e personale, poi, io credo che, benché ci fosse stata la caduta del Muro e le culture iniziassero a incontrarsi, una parte di quella generazione, che poi è la mia, percepiva la possibilità della “sconfitta”. Nel senso che tutto era enorme, nuovo e libero, ma si era consapevoli, io credo, che fosse anche precario e urgente, perché le lotte e le conquiste sarebbero potute crollare come sarebbe poi successo alle Torri, e questo rendeva tutto ancora più vero e irripetibile. Sto parlando di qualcosa e di un periodo che forse non si può raccontare, ma solo vivere e sperimentare… ».

Una sfida, per voi.

«Una sfida a cui abbiamo risposto realizzando un percorso emotivo ed esperienziale anche con sollecitazioni sensoriali. Poi nel film ci sono tante interviste: molte provengono dai materiali d’archivio degli anni ’90, archivi che compongono l’80% del film,. Altre le abbiamo realizzate oggi, tra cui quella all’art director Loris Riccardi, il “Virgilio” che ci conduce nel viaggio. Tutto questo però fa da traino, anzi è la punteggiatura di un racconto che cerca di corrispondereanche nello stile a quella realtà indicibile».