Rimini, il cinema Corso in vendita. I proprietari: non possiamo fare altro

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«Lo storico “Cinema-teatro Il Corso” è in vendita e cambierà destinazione». Si spengono le luci su un altro pezzo di Rimini. A raccontarlo è l’avvocato Giacomo Bianchini, uno fra i quattro proprietari dell’edificio, che ha chiuso i battenti 12 anni fa. «Siamo gli eredi dei soci che possedevano il cinema fin dalla sua apertura nel Dopoguerra».

Un tassello di storia tramandato per generazioni. Vi dispiace vendere?

«Il nostro è anche un test per sondare il terreno. Avendo altre attività, non siamo interessati a gestire l’immobile, perciò abbiamo puntato su una vendita con possibilità di cambiare destinazione».

Sono arrivate delle offerte?

«Sì, anche dall’estero. Qualcuno si dice interessato a prenderlo in affitto, ma non mancano potenziali acquirenti. Intanto con i tecnici stiamo creando un resoconto dettagliato, perché si fa presto a dire “vendo”, ma bisogna precisare cosa, se un cinema, un negozio o un supermercato».

Al riguardo tutto fila liscio?

«Il Comune sta agevolando il cambiamento della destinazione d’uso, tuttavia non è arrivata, abbiamo riscontrato diverse criticità a livello burocratico, per i rapporti illuminanti e di aerazione, ma anche in merito al tetto».

Perché?

«La nostra è una copertura da capannone, ma il Comune richiede un tetto in coppi, impossibile da fare perché il peso sarebbe troppo elevato per la struttura. Bisognerebbe demolire e ricostruire: impossibile anche quello. La richiesta comunale è volta a uniformare quest’edificio con quelli circostanti e sono insorti limiti tecnici. Un punto cruciale, prima di procedere al cambio di uso dobbiamo risolvere questioni tecniche molto precise».

Per chi lo acquisterà sarà un investimento importante?

«È un ottimo complesso sulla cui stabilità abbiamo ricevuto tutte le certificazioni del caso. Non è una cifra esagerata quella richiesta bensì commisurata alla metratura di circa 3mila metri quadri e alla cornice dove l’ex cinema sorge, il centro storico. Nello specifico solo il piano terra che definirei la parte commerciale si estende per oltre mille metri, una superficie rara da trovare a ridosso dell’arco di Augusto. Ben 1.600 metri caratterizzano infine la parte residenziale, senza dimenticare che in quella commerciale si snodano la galleria e tutti i camerini, un tempo a servizio del teatro-cinema. Quanto ai piani in cui si articola la proprietà, oltre ai due della struttura, sul retro la torretta posteriore ne vanta altri tre. L’investimento dipenderà da cosa vorrà fare di questa storica sede il nuovo proprietario e da quali finiture sarà interessata».

Sarà possibile edificare un parcheggio interrato?

«Interrato no, vista la vicinanza con l’Arco, ma se ne potrebbe realizzare uno interno multipiano, sempre dopo le deroghe necessarie. Tre piani di parcheggio, considerando l’altezza di 9 metri».

Secondo lei perché il cinema non è mai ripartito?

«Il declino è dipeso da un cambio generazionale che va a pregiudicare il cinema e teatro di una volta. Ad aggiungere il carico da dieci ha provveduto il centro commerciale Le Befane che assicura parcheggi a due passi da 12 sale dove scegliere il film preferito, mentre noi dovevamo organizzare i turni delle proiezioni e senza l’ombra di un parcheggio. La mancata ripartenza mi dispiace, certo, la mia famiglia aveva altri cinema che ho riconvertito di persona come il giardino del ristorante Tiresia dove ho costruito anche appartamenti. Chiudere tuttavia era l’unica soluzione, perché già nel 2008, prima della crisi, eravamo ridotti a tenere aperti un cinema e una società, per affittare l’edificio alle scuole in veste di aula magna. Una situazione insostenibile, aggravata dal Covid che svuota le sale ovunque, fermo restando che noi l’Imu lo paghiamo da 12 anni. Non esiste alternativa se non cercare di cambiar destinazione d’uso, con difficoltà e a fronte delle tecniche procedurali, sperando che vada tutto a buon fine».

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