Il Cesena, la Torres e il becchino che ti porti in casa

Dubbio finale di Torres-Cesena: ma un Tozzo fin lì perfetto, come diavolo ha fatto ad uscire in quel modo? Non è che ha pensato: “Risiedo anche io a Forlì-Cesena, devo uscire dallo stadio”? È stato l’ultimo brivido di una domenica già passata alla storia come il giorno in cui si andò in trasferta senza andare allo stadio, con decine di tifosi mortificati da un provvedimento irrispettoso e ingiusto. Quanti erano i coinvolti degli scontri prima di Cesena-Rimini? Stiamo larghi e facciamo 60 di qua e 60 di là, per un totale di 120 coinvolti. Tenendo conto che al Manuzzi c’erano 14.023 spettatori, è stato autore degli incidenti lo 0,86% delle persone presenti allo stadio, ma non c’è stata la capacità di puntare il mirino delle sanzioni sui violenti, preferendo il solito provvedimento populista del tutti a casa. Un po’ come se a scuola 5 studenti rompessero due vetri e saltasse la gita scolastica per tutte le classi. Oppure spingiamoci più in là con la fantasia: mettiamo per assurdo che 60 europarlamentari si ritrovino coinvolti in uno scandalo di mazzette con un Paese organizzatore dei Mondiali di calcio. Su un totale di 705 deputati, 60 membri fanno l’8,5% di tutto il Parlamento: in questo caso, che si fa? Si chiude tutto il Parlamento?

Ora attendiamo la pennellata finale, tanto prima o poi spunterà il politico che invocherà nuove leggi speciali, quando traboccano quelle esistenti e si potrebbe iniziare applicando quelle. Allo stadio di Cesena c’è un servizio di sicurezza con 60 (sessanta) telecamere di sicurezza tra interno ed esterno. Un sistema talmente avanzato che ormai per scoprire se si ha la forfora, il metodo più veloce è andare al Manuzzi e chiedere una zoomata alla cabina di regia. Lo stadio non è mai stato così sicuro e infatti sono in aumento gli incidenti a chilometri di distanza, con il sistema repressivo che conferma i suoi limiti, punendo per l’ennesima volta chi vorrebbe solo gustarsi la partita.

Gustarsi la partita, appunto, premesso tutto questo, forse nel caso di Torres-Cesena l’espressione “gustarsi la partita” è un po’ eccessiva. Torres-Cesena fa parte di quel tipo di spettacoli che reggi solo se c’è un coinvolgimento emotivo, altrimenti cambi canale. La cosa migliore per il Cesena è stata senza dubbio il risultato, che è la cosa più importante, quindi missione compiuta. Resta il ricordo istruttivo di una gestione rivedibile del recupero e dei minuti finali, dove un avversario volenteroso e nulla più stava per mettere la pezza dell’1-1. Era Arrigo Sacchi che diceva: “Se ti porti il becchino in casa, significa che c’è il morto” e il Cesena nei minuti finali si era portato il becchino in casa, rannicchiandosi sulle sue paure. Però è rimasto in vita, secondo la regola di Mel Brooks, regista iconico degli anni 80 che finalmente sta per regalarci “La pazza storia del mondo 2” a 42 anni di distanza dal primo film. Mel Brooks oggi ha 96 anni e alla domanda su quale sia la prima regola per vivere più a lungo, ha preso un lungo respiro e ha svelato il segreto: “La prima regola è innanzi tutto non morire”.

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