Il Cesena ha le forze e il budget per riprovare la corsa alla promozione in Serie B. Michael Aiello lo ha annunciato con la serena convinzione di chi sente di avere una certa potenza di fuoco, dopo un prolungato e irrispettoso silenzio per tutto quello che è successo. Riassunto della fine della primavera: raduni 15mila persone che ti danno credito e vengono a vedere una semifinale play-off con il Lecco, poi finisce come tutti sanno (palla di qua e portiere di là per tutta la sera) quindi bocche cucite dall’8 giugno al 31 luglio.
Fresca delle ferite di una stagione sportiva da 500mila euro di passivo al mese, la società ha ribadito di volere ancora puntare al massimo. Una ambiziosa dichiarazione di intenti raccontata col sorriso, ma se le risorse ci sono, allora perché il Cesena aumenta i prezzi degli abbonamenti? Tra l’altro sono aumenti che si notano, ma non sono aumenti clamorosi e avranno un impatto relativo sul budget totale. Per una società che si dichiara pronta e attrezzata a livello economico, perché ricominciare da una mossa impopolare, dopo che i play-off sono finiti in quel modo? La gente da sola non ti fa vincere il campionato (a meno che non li metti tutti e 6mila in porta, allora forse il pallone non entra), ma nelle migliori puntate della storia del Cesena, le squadre ricettive verso il pubblico sapevano esaltarsi e nascevano salvezze impossibili in A, promozioni pazzesche dalla C alla B e così via.
Al di là di dove stia andando il calcio, i 6mila e passa abbonati dell’anno scorso non sono consumatori, sono tifosi. Non solo: sono tifosi che tifano per una squadra frutto di un percorso partito da lontano e costruito grazie ad un certo modo di fare calcio, da vedersi in uno stadio comodo e con una saggia politica dei prezzi. In un anno così difficile per tutto un territorio, tenere invariati i prezzi sarebbe stata una mano tesa dopo un’estate in cui il calcio non ha addolcito nulla, anzi. Poi magari ci scappa la sorpresa e va a finire che l’aumento dell’abbonamento diventa una specie di tassa di soggiorno all’albergo per tenere qui Stiven Shpendi. Ecco: questa sarebbe una mossa a sorpresa da società davvero forte, di quelle che vogliono lo stadio pieno di tifosi e non di consumatori.