Il Cesena e Cesena non si parlano: il gran finale di chi non ha capito cosa sia il calcio qui

Visto che sono passati 18 mesi e non 18 anni, non è difficile risalire alla conferenza stampa del 20 dicembre 2021. Ecco qualche estratto sparso.

“Pensiamo che Robert e John possano dare ancora più forza al nostro Cesena e per questo sono di fianco a me” (Michele Manuzzi)

“Quello che parte oggi è un progetto importante, Robert e John sono due grandi appassionati di calcio e lo dimostreranno” (Corrado Augusto Patrignani)

“Vogliamo creare l’opportunità per poter riportare Cesena e il Cesena al livello che merita”. (John Aiello)

“Non siamo venuti per speculare. Siamo qui perché siamo appassionati di calcio, per portare avanti il progetto e per rendere la società autosufficiente”. (Robert Lewis)

Parole respinte dalla storia nel giro di un anno e mezzo, mentre ora è solo silenzio. Non è bastato minare di approssimazione un progetto tecnico che con un minimo di normalità avrebbe portato il Cesena in B. Non è bastato dimostrare con i fatti di capire poco di calcio e di non capire nulla di cosa è il calcio a Cesena. Da dieci giorni c’è un silenzio offensivo della proprietà verso tesserati, dipendenti e verso 15mila anime che la sera dell’8 giugno hanno visto Cesena-Lecco, la partita che al fischio finale ha silenziato uno stadio e poi ha silenziato tutto un mondo. Fino a dieci giorni fa il Cesena puntava a salire di categoria, da dieci giorni il Cesena non parla più con Cesena, scollegato da quei tifosi a cui ha lisciato il pelo per mesi e che meritano più rispetto. Il Cesena e Cesena non si parlano più, a coronamento di un percorso mai condiviso con le realtà del territorio e se al Cesena tagli le radici con la sua terra, poi va a finire che lo secchi. Qualunque sia l’epilogo, nessuno dimenticherà il mese di giugno dell’anno 2023, il mese in cui uno stadio cercava un minimo di sollievo dopo un maggio terribile e poi finì soffocato dal silenzio di chi era impegnato a litigare sui soldi.

Commenti

  1. Certamente il Cesena come squadra di calcio e la Cesena come città malatestiana, non merita questo.
    Ora mi chiedo i presidenti italo-americani cosa vogliono fare, cosa vogliono combinare mi pare sia lecito saperlo.
    Non riesco a capire perché l’Associazione Calcio Cesena, non debba essere acquistata da delle imprese locali, c’è un motivo plausibile che la squadra del Cesena possa essere gestita da imprese cesenati e che il presidente possa essere un cesenate, come lo fu Dino Manuzzi. È questo che mi chiedo.
    Non penso poi che non vogliono far fallire per la seconda volta la nostra compagine romagnola, mi auguro di no.

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