In questi giorni spunterà di sicuro qualcuno che dirà: «Peccato che non si giochi contro la Spal, in questi casi era meglio giocare subito». In effetti era meglio giocare subito, magari iniziando a Olbia.
Tutto un campionato passato a vincere spesso, incuranti del portiere peggiore in campo, poi si riparte con una rumorosa sconfitta e il portiere migliore in campo. Consideriamo pure l’attenuante della spina dorsale (Prestia-De Rose-Corazza) lontana da una forma accettabile. Tutto il resto è stata la conseguenza di un’estate in cui il Cesena ha sbagliato mira.
Avete presente un vecchio sketch di Pizzocchi e Giacobazzi? Uno racconta all’altro che era al ristorante, ordina i tortellini in brodo e gli portano un piatto con una mosca nel brodo. Quindi chiama il cameriere: «Cameriere scusi, c’è una mosca».
«Nessun problema, gliela tolgo subito».
«Ma cosa fa, la toglie così, con le mani nel brodo?».
«Ah non si preoccupi, è tiepido, mica mi scotto».
Ecco, il dubbio è che il Cesena abbia messo le mani nella minestra dell’anno scorso e l’abbia insaporita male. La migliore difesa dello scorso campionato era pronta a ripartire, bastava non fare cose strane. Niente da fare: è partito Mercadante e non è stato sostituito e la squalifica di Silvestri e le precarie condizioni di Prestia hanno acceso subito l’emergenza. Un anno fa eravamo tutti abbagliati dal talento di Stiven Shpendi, uno che Toscano ha avuto il merito di lanciare senza esitazione. Con la cometa Stiven che ora gioca dove merita, era fin troppo evidente che servisse altra qualità, invece ecco carne su carne, una colata di cemento a creatività zero dal mercato. Va bene che è Serie C e che lo spettacolo si fa al circo (a proposito, Bruno Bolchi ci manca da quasi un anno) però questa scuola di pensiero che vuole il trequartista come il primo dei difensori è calcio che non diverte e non fa nemmeno vincere i campionati, come dimostra la storia recente.
Nemmeno i presunti difensivisti lo hanno mai fatto vedere: Bolchi difese Dolcetti fino all’ultimo respiro, il primo Bisoli credeva in Chiavarini e quasi perse la voce (quasi, Bisoli come voce potrebbe cantare nei Nomadi e reggere un concerto di 3 ore) per difendere Bonura. Di Carlo non smise mai di credere in Brienza e così via. Ci sono principi cari al calcio di queste parti come la fame, la grinta, l’agonismo e tutto il resto: questa è la base, poi ci vuole un po’ talento nel posto giusto e il Cesena ha un sacco di generosi camerieri e manca di chef creativi, raro esempio di cucina in cui pochi cuochi rovinano il brodo.

Il Cesena a creatività zero, figlio di un’estate un po’ così
