I sogni di Ciccio Speranza a Cervia con la compagnia Les Moustaches

Per le nuove drammaturgie, il teatro Walter Chiari di Cervia presenta stasera alle 21 La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza, testo di Alberto Fumagalli e compagnia bergamasca Les Moustaches. Ne sono interpreti Francesco Giordano, Alberto Gandolfo, Federico Bizzarri, per la regia di Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli. Lo spettacolo, coproduzione di Accademia Perduta e Società per Attori, ha ottenuto il premio della critica e il Fersen al Roma fringe festival 2020.

La storia pone al centro Ciccio Speranza, ragazzone in tutù rosa che sogna di fare il ballerino. Ma viene da una famiglia di una indefinita e chiusa provincia italiana dove i sogni sono messi al bando, specialmente dal rigido padre del ragazzo. Così il sogno di Ciccio Speranza diventa incubo quando pensa alla fuga. È il terzo lavoro teatrale (dopo Il giovane Riccardo III e prima di L’ombra lunga del nano) dei giovani Les Moustaches. Il più anziano è Alberto Fumagalli (1990) che insegna Storia dell’arte, il più giovane è Pietro Morbelli (1999) ancora studente. Nel mezzo ci sono Ludovica D’Auria (1996, attrice in Boston marriage applaudito all’Alighieri di Ravenna), Tommaso Ferrero (1995) regista di cinema e copywriter, e Giulio Morini (1995) costumista. Il nome Les Moustaches se lo diedero quando cominciarono a giocare al teatro e l’hanno mantenuto quando il sogno è sbocciato e «sono cominciati i problemi del fare teatro per davvero», dice l’autore e coregista.

Fumagalli, avete realizzato tre spettacoli tutti premiati e questo Ciccio Speranza conta più di cento repliche, come le arrivano le idee?

«L’idea nasce da una immagine, in questo caso quella di un grosso ragazzo in tutù rosa, Ciccio Speranza ne è la proiezione che il linguaggio teatrale può raccontare. Come per l’adolescente Riccardo III e l’uomo affetto da nanismo che diviene un gigante grazie alla proiezione della sua ombra, tutto nasce da immagini che raccontano al di là di una estetica, che permettono al pensiero di affrontarle scrivendo storie. Lo sviluppo del lavoro si forgia poi con un processo condiviso da noi cinque, intrecciando gli accadimenti, dopodiché io muovo i personaggi con la penna».

Come si muove il sogno di Ciccio Speranza?

«Mi sono inventato una nuova lingua, lo “speranzese”, mistura di dialetti italiani. La storia avviene nel corso dell’anno, segnato dal passaggio delle stagioni, protagoniste per questa famiglia di campagna che lavora la terra. Ciccio si sente distrutto dal padre che gli dice: “è meglio vivere da infelici, piuttosto che morire da felici”».

Ma il sogno del ballerino si realizza o no?

«Non si sa, tutto è in mano al pubblico. C’è chi ha letto un riscatto del protagonista e c’è chi lo ha visto perduto. Anche il mio punto di vista è da spettatore. È un finale sospeso, aperto. Alcuni hanno colto la tematica del body shaming, altri l’omosessualità, tematiche possibili ma non dichiarate in partenza, solo affidate al racconto, che appartiene ai personaggi. Perché, quando prendono vita sul palco, io non sono più padrone di nulla, ne so quanto il pubblico».

Come procede invece il sogno del teatro di Les Moustaches?

«Certamente con difficoltà, noi tutti facciamo un altro mestiere per arrivare a fine mese. Però abbiamo fatto passi da giganti e stiamo vivendo felicemente questo percorso, consapevoli di dover fare ancora tanto. Ma sarebbe da matti abbandonare il sogno per le fatiche che questo comporta».

Come vi sostenete?

«Ogni nostro spettacolo vive con modalità professionali, si sostiene con le recite. Scegliamo anche con provini interpreti per i ruoli a cui facciamo contratto regolare. Non abbiamo risorse che ci garantiscono di mantenerci di questo lavoro, ma procediamo a progetto. Siamo divoratori di teatro che per noi è verità e magia».

Quali i prossimi passi?

«Il 27 settembre debuttiamo a Forlì col nuovo lavoro I cuori battono nelle uova, riflessione sulla maternità e sulla continua caccia della morte nei confronti della vita. È un fiore nero sbocciato dopo la morte di Claudio Gaetani, protagonista de L’ombra lunga del nano, mancato improvvisamente per infarto nel settembre scorso. Quest’anno giriamo anche il corto Disamistade da un’antica leggenda sarda, con la Film Commission in Sardegna».

Euro 10-5

Info: 0544 975166

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