I sindaci del circondario" Ci siamo per l'Afghanistan"

Imola

I dieci sindaci del Circondario imolese hanno immediatamente accolto l’appello dell’Anci per mettere a disposizione le loro comunità ad accogliere, di qui a breve, profughi dall’Afghanistan. «Il nostro territorio non rimarrà indifferente rispetto alla tragedia umanitaria che si sta consumando in Afghanistan ed è pronto a fare la propria parte, così come sostenuto dall’Anci Nazionale e in accordo con la Città Metropolitana, esprimendo tutta la disponibilità all’accoglienza dei rifugiati e delle rifugiate –dicono i dieci sindaci in una nota firmata in maniera congiunta –. In particolare, per i cittadini e funzionari che hanno lavorato con le delegazioni italiane e che ora si sentono a rischio ritorsione, e poi per le donne afghane, le attiviste e le funzionarie che hanno collaborato con i paesi occidentali per dare un futuro al proprio paese e che ora si sentono lasciate sole, infine, ma non per ultimi, per i bambini e le bambine che hanno sognato un futuro diverso, libero e che oggi lo vedono lontano». A colpirli è stato senza dubbio il grido di Zarifa Ghafari, la sindaca più giovane dell’Afghanistan che ha detto: “Verranno a uccidermi, ma io resto e non ho paura”.

Noi ci siamo». Come si declinerà nel concreto questa disponibilità? «Intanto nel dialogo con Prefettura per concordare le sedi più idonee tra Bologna e area metropolitana compreso il nostro circondario in attesa di sapere quante persone saranno destinate a questi territori – spiega il sindaco di Imola Marco Panieri –. Speriamo che in tempi rapidi, e con un coordinamento europeo, il Governo condivida una via comune per aprire corridoi umanitari per l’accoglienza, ovviamente è necessario sia garantito lo stato di diritto ai richiedenti. Priorità assoluta la daremo a donne e bambini».

Le associazioni delle donne

Si mobilitano anche le donne. La Rete delle donne imolesi che riunisce diverse associazioni femministe aderisce all’appello di Women che chiede l’attivazione di corridoi umanitari internazionali, «che l’Italia e l’Europa tutta agiscano tempestivamente per portare soccorso alle donne afghane, alle bambine, alle attiviste e alle donne che hanno collaborato con i paesi occidentali per combattere la violenza talebana». Nonché che l’Italia: «definisca nettamente una posizione di apertura e accoglienza per le profughe e i profughi afghani che stanno cercando in queste ore di abbandonare i territori di guerra, offrendo loro asilo e assistenza». Chiedendo inoltre a donne, professioniste e intellettuali di sottoscrivere l’appello. Le donne del Pd a loro volta chiedono: «azione immediata della comunità internazionale, dell’Unione Europea e dell’Italia per mettere in campo forme di aiuto, sostegno e accoglienza. Crediamo che quel percorso di diritti avviato con tanta fatica, debba essere sostenuto, affinché il peso non ricada sempre sulle persone più fragili, sulle bambine, sui bambini e sulle donne» dicono Selena Mascia, responsabile della Conferenza delle donne democratiche e Francesca Marchetti, segretaria territoriale del Pd.

La Lega

Caustico il commento del leghista Simone Carapia: «Per un “Noi ci siamo” i dieci cittadini avrebbero accolto forse anche i talebani. I novelli samaritani dovrebbero anche guardare in casa loro, visto che i dati dell’Asp non sono confortanti tra poveri e nuovi poveri locali. Un secondo aspetto da non tralasciare è che dopo aver individuato il numero e location, bisognerà privilegiare donne e bambini e controllare accuratamente gli uomini dove potrebbero nascondersi terroristi e noi non siamo nuovi a questi passaggi/personaggi».

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