I rom, una comunità invisibile

Archivio

Preferiscono essere chiamati rom che in romanes, la loro lingua, significa uomo. Definiscono gagè il resto del mondo, ovvero i “non rom”. I gagè li chiamano zingari e credono siano trasandati, senza cultura e ladri. Ma non è così, e l’evento Sulle orme di una comunità invisibile: i rom di oggi e di ieri lo dimostra.

La mostra, di circa 30 immagini, scattate in 8 mesi di lavoro, è visitabile dal 25 febbraio all’8 aprile a Ravenna e fa parte del programma di eventi “Territori comuni”.

«Siamo contenti di iniziare con questo progetto» afferma l’assessora all’Immigrazione Federica Moschini, che ha promosso l’evento.

La volontà di “Territori comuni” è quella di sensibilizzare le persone attraverso iniziative su temi quali: convivenza, identità e lavoro.

La mostra analizza le abitudini di un popolo “invisibile”, che sembra non esserci ma che, al contrario, è molto presente. I rom vivono infatti in case normali, lavorano, studiano e possiedono negozi. Non molte persone rom hanno scelto di mostrarsi, ma chi ha deciso di farlo ha raccontato una parte di sé, della propria storia, con forza e fierezza; come Viktor, che ha descritto un mondo e un vivere per noi inusuale: «Il ricordo più bello che ho è di quando da nomadi ci muovevamo con il cavallo e il carretto».

Questo progetto è nato dalla collaborazione tra il fotografo Giampiero Corelli, autore di testi quali “Dante esule. Il male facile” e “Io non mi arrendo”; Barbara Gnisci, psicologa e giornalista, e Francesco Bucci, musicista eclettico che ne ha curato l’audio. Lo scopo è quello di soddisfare un desiderio comune: indagare una comunità poco conosciuta attraverso immagini, racconti, frammenti di quotidianità e storie personali.

“I rom di oggi e di ieri” è un’idea nata nell’estate del 2021 e approfondisce il tema sociale delle «persone emarginate, non considerate o non considerate abbastanza» e la loro quotidianità. «Che cosa nasce dall’incontro-scontro tra la loro identità millenaria e quella del paese in cui hanno messo radici e quali sono le peculiarità di un gruppo etnico che attrae e al tempo stesso respinge da secoli?».

Queste sono le domande principali alla base di una mostra che vuole esplorare gli intrecci culturali, etnici e generazionali della più numerosa minoranza etnica in Europa, composta da circa circa 150mila persone. È un evento, questo, che aiuta a combattere il pregiudizio che i rom siano “zingari”, mostrando i valori, l’orgoglio e la vita di un popolo culturalmente eterogeneo.

«Viene dall’India l’idea di associare i rom agli zingari – dice lo stesso Corelli – e non è un concetto che si può accettare. Sono popoli indubbiamente diversi, ma non significa che dobbiamo associarli a determinate persone o atteggiamenti. Mi ha affascinato l’idea di libertà di un popolo che non ha mai fatto guerre. I rom sono liberi, di grande cultura e pacifici».

La mostra è allestita nello spazio espositivo PR2, in via D’Azeglio 2 a Ravenna

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui