I ravennati Doormen e il loro nuovo concept album

Si intitola The truth in a dark age il quinto album dei ravennati The Doormen uscito lo scorso 5 maggio. Oggi un duo formato da Luca Malatesta (chitarra, effetti) e Vincenzo “Vins” Baruzzi (voce e chitarra), The Doormen sono nati nel 2009, e si sono affermati come uno dei gruppi italiani dal suono più internazionale.

Luca Malatesta, come nasce questo disco, che è un concept album con una storia che scorre attraverso le otto tracce?

«L’idea dell’album nasce dalla copertina, inversamente a ciò che accade di solito, che è una foto elaborata per noi da Matteo Pozzi; essendo membro di Actionmen e altri gruppi, lui ha la sensibilità per cogliere molte cose, ascoltando la musica. Raffigura due amanti in fuga immortalati all’interno dell’abitacolo di un’automobile, che funge da scudo e armatura protettiva rispetto al mondo esterno. Quel momento di intimità è l’unica verità in un mondo oscuro, e al tempo stesso una tentazione, e una via di fuga dall’oscurità dei tempi della pandemia che ci siamo lasciati alle spalle».

Quindi la “verità nei tempi oscuri” è l’amore? Un romanticismo inedito per voi.

«È vero, ma alla fine ruota tutto intorno all’amore e alla condivisione, intesi in senso estensivo, non solo tra una coppia».

Protagonista del concept dell’album è The Freak: un personaggio inventato o autobiografico?

«Inventato, ma con parecchie cose che mi riguardano e mi sono successe».

Negli ultimi anni la vostra formazione si è modificata più volte, e adesso siete un duo.

«Alla fine del tour europeo di Plastic breakfast, che fortunatamente siamo riusciti a concludere prima del lockdown, bassista e batterista sono diventati padri, e quando abbiamo cominciato a lavorare sul nuovo materiale Vins e io ci siamo ritrovati soli. Tra sedute in studio e a distanza, abbiamo completato il disco nuovo, e all’inizio di quest’anno abbiamo ricominciato a suonare dal vivo come duo, col nome Glass factory, che è anche una canzone dell’album. Ora il bassista Tommaso Ciuoffo è tornato , mentre il batterista Allo si sta concentrando sul suo progetto MutaMento (di cui abbiamo scritto recentemente sul Corriere Romagna, ndr), ed è sostituito da Serena Castellucci».

Lei è forlivese e suona in un gruppo punk, quindi ci ha dato un suono più energico e potente rispetto al passato. Parlando di suono, voi vi siete sempre collocati tra il post punk anni Ottanta e lo shoegaze anni Novanta, ma in questo disco siete tornati anche più indietro, al punk inglese del ’77 e, addirittura, al David Bowie del periodo Ziggy Stardust.

«Mi piace un sacco questa citazione, e posso capirne il senso, perché secondo me Vins ha raggiunto una maturità vocale che la giustifica. Non tralasciamo però le influenze post punk e shoegaze, che restano la nostra cifra. Dal punto di vista testuale, invece, ci sono riferimenti letterari e cinematografici, addirittura citazioni, come alcune frasi prese dal film “Bianca” di Nanni Moretti».

Il vostro stile vi colloca su un mercato europeo, che avete sempre percorso anche dal vivo, suonando ovunque, anche in posti prestigiosi e storici. Tornerete in tour all’estero?

«Certamente sì, anche se la pandemia ha causato una grande selezione, sia dei gruppi attivi che dei luoghi dove suonare. Adesso sono pochi i gruppi che riescono a fare un vero tour europeo. Per il momento abbiamo presentato il disco in Italia, ma nel prossimo autunno andremo anche fuori, in festival e in apertura di gruppi di primo piano».

Commenti

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui