I quattrocento bambini ospiti di Villa Magrini e dell'Hotel Lido

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Estate 1918. Quarto anno di guerra. I disagi e le carenze socio-economiche della dolorosa situazione militare hanno costretto diverse testate giornalistiche a sospendere le pubblicazioni. Il Corriere Riminese – periodico di orientamento liberale fondato da Gaetano Facchinetti nel maggio del 1911 e diretto, in questo frangente, da Giuseppe Secondo Beltramelli – sebbene ridotto nel formato, carente nei servizi e irregolare nelle uscite, ha continuato a riempire le sue colonne di cronaca locale e ad essere presente nei punti vendita della città. Grazie ai sacrifici di questo portabandiera della stampa riminese, abbiamo notizia di una interessante iniziativa portata avanti nella spiaggia di Viserba: quattro soggiorni marini offerti gratuitamente ai figli dei richiamati. L’articolo, che ha attirato la nostra attenzione e che ci ha consentito di comporre il consueto brano settimanale (a Claudia, che ha la pazienza di raccogliere e di conservare le pagine di questa rubrica dal dicembre del 2020, le dico – dato che me lo ha chiesto tramite e-mail – che la rassegna ha avuto inizio martedì 4 giugno 2019 e che attualmente è alla sua 119esima uscita), fornisce i particolari di una giornata trascorsa in comunità: la sveglia del mattino, l’igiene personale, la colazione, la cura marina, il bagno, la ginnastica, il canto, i giochi, il desinare, la merenda, la cena e la “nanna”. Una testimonianza dolce e di coinvolgente tenerezza, che conforta lo spirito e che merita di essere ricordata.

Il progetto viserbese, sostenuto dal Comitato della Croce Rossa Americana con sede in Rimini e «sussidiato, in minima parte, dai patronati scolastici», consiste nella realizzazione di quattro Colonie marine riservate a 400 bambini d'ambo i sessi di Ravenna (i più numerosi), Forlì, Cesena, Bagnacavallo e Lugo. Ospitati, a turni, nella Villa Magrini e nell’Hotel Lido i ragazzini sono affidati alle cure della Contessa Niobe Bevilacqua Lapise, donna amorevole e «di sani principi» distintasi in passato per avere dato vita ad alcune opere di filantropia.

«La prima Colonia – riferisce il Corriere Riminese l’11 ottobre 1918 – fu aperta il 15 luglio nella villa Magrini, la seconda il 3 agosto nell'Hotel Lido ed entrambe ebbero la durata di circa 40 giorni. I locali non potevano essere più ben esposti e disposti; ben areati, splendidi, meglio arredati, adorni di piante e di fiori, circondati da rigagnoli d’acqua, ricchi di zampilli accrescenti il refrigerio della brezza marina. Ordine, pulizia, eleganza si riscontravano ovunque e sempre, perché il fanciullo vi trovasse anche il sorriso che è tutta la sua vita. L’orario giornaliero era così disposto: Alle ore 7 sveglia, e fino alle 8 pulizia personale; alle 8 colazione: pane e latte; dalle 8,30 alle 12 cura marina e alle 10,30 bagno. Alle 12 desinare: una buona minestra in brodo, o con verdure, o con legumi, o asciutta; più una porzione di carne con patate o con verdure, oppure uova e pane. Dalle 13 alle 15 riposo; dalle 15 alle 20 cura marina e alle 17 merenda: pane e pere cotte. Alle 20 cena: pane, latte e una porzione di carne o uova o formaggio e frutta cotta (il pane bianchissimo e di facile digestione, fu distribuito in abbondanza tanto che le razioni giornaliere da gr. 360 giunsero fino a gr. 500). Alle ore 21 riposo. Non mancò un istante la vigilanza oculatissima della solerte Direttrice Contessa Bevilacqua, delle insegnanti, delle inservienti, e le insegnanti, sempre assidue, intrattenevano poi, sulla spiaggia e sulle terrazze, i fanciulli in esercizi ginnastici, canto, giuochi, conversazioni piacevoli; e ordine e rigorosa disciplina furono costantemente superiori ad ogni elogio. Onde mentre il fisico era sottoposto a cura energica, la mente e il cuore avevano campo di rafforzarsi e il precipuo scopo fu di educare tanto che i fanciulli recalcitranti e ribelli, in pochi giorni erano diventati i più gentili, i più mansueti. Ciò fu merito speciale della Contessa Bevilacqua che, ben sapendo quale azione debba esplicare nell’ora presente la donna, attese con affetto materno alla missione impostasi sostituendo la madre e la maestra, facendo dimenticare ai suoi bambini (così soleva chiamarli) i patimenti della miseria, le sofferenze del distacco dalla famiglia».

Il “pezzo” del Corriere Riminese, che racconta le modalità di questa speciale vacanza in tempo di guerra con sentimenti di gioiosa serenità, termina con un caloroso ringraziamento al Capitano Stanley Lothrop, capo delle Sezioni adriatiche della Croce Rossa Americana, da Bologna a Bari: «Egli, persona intelligente, attivissima, beneficò sempre largamente le Colonie; provvide di indumenti e di giocattoli i fanciulli durante la cura e, prima che partissero, a ognuno fece dono di un corredino completo, non esclusi dolci e giocattoli. Il gentile Capitano era spesso in mezzo ai suoi bambini a prodigare sorrisi, carezze, baci; a ripetere parole d’incoraggiamento, di consiglio: era il padre affettuosissimo, accolto sempre festosamente dalla sua numerosa figliolanza, desideroso di renderla felice. Gli fu poi compagno il Ten. Rag. Franco Picciolo, ufficiale di collegamento, giovane solerte, coltissimo, animato da grandi affetti, degno cugino del Comandante Rizzo, onore e vanto dell’Italia nostra».

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