“I giovani dopo il Covid hanno bisogno dello sport, ma le nuove leggi spingono le società ad alzare le quote”: l’accusa del diesse della Savignanese

«I giovani stanno vivendo un momento difficile, uno dei più duri negli ultimi anni. A causa del Covid, hanno perso tutte le certezze, smettono di praticare sport. Io dico ai ragazzi di divertirsi, di dare importanza alla scuola ma soprattutto di sognare. I due ingredienti fondamentali per diventare calciatori professionisti sono sacrificio e costanza, nessuno ti regala niente, per questo è importante credere nei sogni. Gli allenatori non devono pensare a loro stessi ma al bene dei ragazzi».
Questi gli ideali che vuole trasmettere Franco De Falco, direttore generale e responsabile del settore giovanile della Savignanese da quasi otto anni.
La Savignanese ha sempre puntato forte sul proprio settore giovanile: per la squadra allenata da Davide Montanari, infatti, una vera e propria filosofia. «Sono anni che investiamo sui giovani. Oltre ai 2005 in prima squadra, ci sono 2004, 2003 e 2002, tutti formati da noi. Ho avuto la fortuna, a Napoli e a Cesena, di giocare con calciatori veri che mi hanno insegnato tutto quello che so. Ciò che conta non è vincere o perdere, bensì imparare e crescere».
Da anni nel nostro paese, non si vedono talenti cristallini, capaci di caricarsi la nazionale sulle spalle e dopo le rovinose delusioni degli ultimi anni, si può giungere alla conclusione che il nostro non sia un calcio per giovani.

Franco De Falco


«In Italia i i settori giovanili non sono valorizzati. Nessuno vuole veramente risolvere i problemi fondamentali che affliggono i ragazzi. Il calcio è della gente, del popolo, al giorno d’oggi invece sembra che contino solo i soldi. La riforma dello sport ha portato le società ad alzare le quote e molti non riescono a pagarle. I grandi giocatori, sono cresciuti per strada: stiamo andando in una direzione che non condivido».

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