I “Fuochi d’Amore” di Fioravanti al Mic di Faenza

Primitive forme dell’umanità e un profondo amore per la “Donna’’, musa ispiratrice e protagonista nelle eterogenee opere ceramiche presentate per la prima volta al Mic di Faenza dal 10 febbraio al 2 aprile 2023. 1922-2022 “Fioravanti 100! Fuochi d’Amore” è un’esposizione vitale atta a celebrare uno spaccato dell’operato artistico del grande maestro scultore-architetto e artista Ilario Fioravanti (Cesena 1922 – Savignano sul Rubicone 2012). Una mostra importante che si aggiunge alla serie di eventi dell’ampio progetto 1922-2022 “Fioravanti 100!”, ideato e organizzato da Il Vicolo, società di servizi culturali & progetti espositivi, in occasione del centenario della sua nascita.

L’artista

Fioravanti è uno degli artisti più interessanti nel panorama dell’Arte Italiana del Novecento. Fin da giovane sperimenta diverse tecniche artistiche, partendo dal disegno attraversando l’incisione e la scultura fino ad abbracciare le arti figurative. Da sempre affascinato dall’uso della materia fittile nell’arte egizia, mesoamericana, etrusca e africana intraprende una carriera ricca di contaminazioni tra mondo contemporaneo e antico, che gli permette di spaziare e produrre una costellazione infinita di lavori in ceramica, terracotta policroma, mantenendo una predilezione speciale per la “materia terra”. La sua instancabile ricerca lo porta a realizzare diverse mostre personali a livello nazionale ed internazionale, come nel 2007 alla Koller Galéria di Budapest, e poi a Bruxelles, nel 2014, nell’ambito del Semestre di Presidenza dell’Italia nell’Unione Europea.

La mostra

La mostra, curata dall’architetto-art curator Marisa Zattini, intende mettere in luce una parte della sua produzione esponendo 46 opere ceramiche suddivise in sette fra brocche e vasi semplici ed istoriati, sedici piatti dedicati alle “belle donne”, di cui due mitologici e cinque mezzi busti femminili. Ancora a completamento dodici vasi a bassorilievo, ad ingobbio, e sei grandi figure: Salomè, Saffo, Anna col cane, La Cortigiana, L’Orsa maggiore, Il Puttanone. Un insieme eccezionale di volti femminili, ritratti che dialogano uno con l’altro come reperti archeologici riscoperti, allestiti nella sala “Project room”, adibita alle mostre temporanee del Mic, che porta il visitatore ad ammirare ed interagire direttamente con la bellezza dei dettagli, dei bordi frastagliati, delle campiture libere, delle incisioni e dei disegni “a fresco”.

«Fioravanti ha messo in scena le sue creature – come scrive la direttrice del Mic, Claudia Casali – in un palcoscenico vivace di varia umanità, curiosa, solidale, buffa, triste e spensierata, in istantanee di personaggi e situazioni colti in attimi di vita».

Il catalogo

Il catalogo bilingue, edito da Il Vicolo Editore (pagg.80, euro 30), funge da raccolta intima del paesaggio interiore esibito nella mostra faentina, in cui insieme alle belle immagini del fotografo Gian Paolo Senni si ramificano il contributo poetico del poeta, scrittore, drammaturgo Fabrizio Parrini e l’intervista all’artista, del 2007, del professor Pier Guido Raggini.

Zattini: «Fioravanti ha dunque saputo cogliere l’anima, la scintilla nel rapporto con le cose. Nella sua grande tessitura ha messo in relazione spazio sacro e spazio ermetico, sacro e profano, storia e allegoria. Nelle sue opere ha trasceso se stesso, è uscito da sé per portar fuori quella parte che non poteva essere più tenuta dentro, perché sarebbe esplosa. In lui hanno agito simultaneamente l’anima dell’artista e quella dell’architetto, in un’unica radice arcaica che ha orientato ogni sua scelta».

Inaugurazione oggi alle 18. Fino al 2 aprile.

Info: 0546 697311

FioravantiBiografiadi un artista

Ilario Fioravanti Inizia la carriera nel mondo dell’arte nel 1946, partecipando con altri artisti, tra cui il pittore Alberto Sughi, a una mostra collettiva nella sua città natale. Si laurea nel 1949 in Architettura all’Università degli Studi di Firenze. Come architetto realizzerà circa duecento progetti tra edifici civili, chiese, negozi, scuole e opere di design. A Cesena è nota la sua ristrutturazione di palazzo Almerici. Negli anni Sessanta si avvicina alla scultura creando una serie di ritratti. Nello stesso periodo acquista a Roncofreddo quello che diventerà il suo atelier e che oggi ospita un museo a lui dedicato chiamato “Casa dell’Upupa”. Tra gli anni Settanta-Ottanta si appassiona alle espressioni artistiche arcaiche: studia l’arte egizia, mesoamericana, nuragica, etrusca e africana. Nel 2000 è chiamato dal Comune di Cesena a realizzare il nuovo portale in bronzo per la Cattedrale di San Giovanni Battista e due bronzi per l’ingresso principale del cimitero. Nel 2009 espone ventidue formelle in terracotta al Museo archeologico nazionale di Sarsina al quale sono state donate e dove sono in esposizione permanente. Nel 2011 sono collocate due sue statue in bronzo nel nuovo cimitero urbano di Cesena e, assieme ad altri artisti dell’Emilia-Romagna, ha esposto alcune opere alla 54ª esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia. Il 29 gennaio 2012 muore nella sua casa di Savignano.

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