I divieti ci tolgono un diritto

Editoriali

Ogni volta che per risolvere un problema si mette un divieto, la società civile perde qualcosa. Ad esempio, un po’ di libertà. È il caso annoso della spiaggia: dacché è diventato pericoloso andarci di notte, se ne è vietato l’accesso. Addio passeggiate al chiar di luna, addio romantici pomiciamenti sulla battigia. O ti fermi a bere al chiringuito, o niente, stai commettendo un’infrazione. Eppure la spiaggia è di tutti, dovrebbe essere libera, sicura, accessibile sempre, ma non lo è. Quei cartelli all’ingresso fanno male al cuore: ricordo ancora quando li hanno messi, dovevano durare pochi mesi, il tempo di risolvere la questione degli scippi e delle violenze, e sono passati molti anni. Invece di risolvere il problema, si lede un poco la libertà dei cittadini.

Adesso la stessa cosa sta succedendo con l’alcol nel centro storico. Sono abbastanza vecchia da essere infastidita dalla sporcizia e dal degrado, e certo non dev’essere piacevole vedere risse o bravate sotto casa. Tuttavia il fatto di non poter acquistare una birra al market per bermela ai giardinetti mi infastidisce, anche se non l’ho mai fatto. Ho sempre guardato con sufficienza agli Stati Uniti che costringono all’ipocrisia del sacchetto di carta, ma ora qui è anche peggio. Intendiamoci, capisco perfettamente l’utilità e il senso della nuova ordinanza, eppure non posso fare a meno di sentirmi privata di un diritto, di una piccola libertà. Mi chiedo se non ci sia un altro modo, un’altra strada.

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